"Ci sono delle canzoni che fanno parte della storia, e quella che canterò tra poco é una di queste. Mi viene da dire 'maledizione, perche' non la ho scritta io ?'"
Non mi ricordo quale cantante italiano in un concerto aveva iniziato con queste parole a cantare una canzone di un altro (La donna cannone, credo).
Beh, qui il senso é lo stesso.
Maledizione, perché questo post non lo ho scritto io ?
Seleziono alcuni elementi, ma raccomando di leggerlo tutto.
Grazie Luca !
Link: Luca De Biase.
Sui principi che dovrebbero guidare il futuro sviluppo della regolamentazione tlc
A me vengono in mente questi principi, ma vorrei avere in questo caso una discussione con coloro che ci capiscono davvero:
1. La distinzione fondamentale non è tra mercati nuovi e vecchi, ma tra mercati delle infrastrutture di rete, mercati dei servizi e mercati delle applicazioni. Insomma, l'idea è che di fatto si debba passare dall'integrazione verticale alla specializzazione orizzontale.
Nel 1994 c'era un americano che diceva che la stratificazione dei mercati avrebbe corrisposto, a tendere, con i livelli ISO/OSI (i livelli di astrazione con cui si affronta la standardizzazione delle TLC). Forse era un po' spinto, ma mi capita spesso di ripensare a quell'articolo.
2. Da questo punto di vista, non ci sono differenze tra televisione (digitale) e telecomunicazioni fisse o mobili. In tutti questi settori, le reti dovrebbero essere regolate in modo fortemente garantista perché hanno un connotato pubblico indiscutibile (le frequenze, gli spazi fisici nei quali passano i cavi, i siti nei quali sono le antenne). I servizi (cioè la gestione degli abbonati) dovrebbero funzionare su quelle reti pubblicamente regolate in modo assolutamente privatistico e competitivo. Le applicazioni (dalla mail alla telefonata, dal web ai contenuti della tv) dovrebbero poter contare su sistemi di rete interoperabili e su servizi che non competono in base all'esclusiva ma alla qualità delle relazioni con i clienti.
Un condensato di saggezza. Reti interoperabili, approccio garantista, competizione sfrenata, e vinca il migliore..
3. L'obiettivo generale di tutto questo dovrebbe essere quello di portare il più possibile il sistema a funzionare come una sorta di internet, con un ecosistema ricco e rigoglioso di nuove iniziative, con pochi dazi da pagare e certezze tecniche negli standard e nelle regole di mercato. Qualunque mercato-rete tende a privilegiare le tecnologie più diffuse, meglio dunque puntare a standard aperti o interoperabili. Per l'Italia è più probabile riuscire a vendere in giro per il mondo delle applicazioni interessanti, nate su un mercato intelligente e competitivo, piuttosto che tecnologie che puntano al controllo di un mercato in qualche modo protetto.
Sembra banale a chi lo legga, ma vi assicuro che non é così. il Videotelefono è proprietario, il settopbox di alice home tv è proprietario, il multicast non interopera...
Tutti i bambini (compresi i miei) vorrebbero vivere solo di Nutella, ma è controproducente a medio e lungo termine, e dannoso per la società (i costi sociali dei trattamenti medici). Allo stesso modo, questo comportamento, secondo me, massimizza (forse, ma non ci credo) i ricavi a breve (ripeto, non ci credo, loghi e suonerie lo dimostrano), ma fanno male alla società e alla sostenibilità nel medio termine, ovvero, sono un boomerang. Almeno, io la penso così.
Mi pare che nel nuovo governo ci sia molta attenzione a queste idee. Gentiloni e Lanzillotta ne parlano spesso. La Commissione mi pare meno chiara nei suoi movimenti. Ma è chiaro che tutto in questo settore è molto, molto difficile, anche senza contare il peso delle varie lobby in lizza.
Che tutto questo metta in difficoltà i colossi molto indebitati è chiaro: per adesso, la difesa delle posizioni ha sostenuto anche il servizio del debito dei giganti delle telecomunicazioni, garantendo alti margini. Ma è stato come far pagare ai consumatori e alle imprese i costi delle operazioni finanziarie effettuate in passato.
Non si riuscirà a risolvere tutto in modo indolore per tutti: sarebbe bello tentare di far pagare qualcosa alla finanza, piuttosto che a consumatori e imprese. Ma per arrivarci ci vorrebbe davvero un colpo di fantasia.
La cessione della rete Telecom Italia a un consorzio di banche e Cassa Depositi e Prestiti, con annesso un carico di debiti, potrebbe funzionare? Solo se quel carico fosse limitato: perché altrimenti si avrebbe una rete che non investe. Meglio tenere i debiti più vicino a chi li ha contratti e a chi li ha concessi in modo forse avventato. Senza punire, ma tenendo la barra sugli interessi generali:
Questo passaggio che dice di tenere in conto gli interessi generali oggidì sembra quasi sovversivo..
la Telecom Italia, la Mediaset, la Rai sono ovviamente parte del patrimonio industriale del paese, come lo è stata per anni la Fiat. Ma sarebbe bello vedere - e non saprei suggerire come - un trattamento di quel patrimonio da parte delle autorità, più colto, più alto, meno dilettantesco e meno succube. La Francia ha saputo sviluppare un dirigismo efficiente. La Gran Bretagna un approccio al mercato condiviso da tutti. L'Italia sembra abbastanza lontana da entrambi i modelli: deve trovare il suo. Ce la può fare.
Bravo Luca, bel Post.
Si, ne sono convinto anche io. Basta un po' di meritocrazia, un po' di pensiero critico adogmatico.
Insomma, basta non fare i pecoroni e decidere entrando nel merito delle questioni, avendo come direzione l'interesse generale e il futuro e non i particolarismi e la difesa del passato.
Sono i giovani più degli altri che, secondo me, dovrebbero indignarsi e parlarne con gli amici, con i genitori, scrivere ai propri politici, perchè i giovani, secondo me, devono poter decidere se fare un mestiere tipo panettiere, taxista o fare qualcosa di innovativo/tecnologico.
3 cose non bisogna perdere: la curiosità, il coraggio e la capacità di indignarsi.