Oggi voglio commentare la vicenda dei rapiti in Ciad.
Un po' di tempo fa avevo letto un saggio di Chomsky, "capire il potere", mi sembra che si chiamasse; una raccolta di conversazioni con lui trascritte e stampate.
Sebbene ci siano molte cose su cui non sono d'accordo, la parte che riguarda la informazione effettuata dai mass media mi trova molto d'accordo.
Uno dei miei film preferiti e' Sesso e Potere ("wag the dog" il titolo originale, il sesso non c'entra nulla), con Dustin Hoffmann e Robert De Niro; una storia in cui per coprire una scappatella del Presidente con una guida scout, in prossimita' delle elezioni, si inventano una finta guerra girata in studio.
Da questa parte del mondo (Canada occidentale) , l'eco del rapimento e' arrivato molto smorzato, se non che, casualmente, il mio amico Alvise da cui mi trovo, e' il "papa'" del sito Sahara.it e della relativa community (e' appassionato di deserto..), sito su cui sono pubblicati gli appunti di viaggio dei rapiti in Ciad.
Vi invito a farvi un giro. L'URL del resoconto di viaggio e' qui (e altre informazioni e discussioni sono sul forum).
In buona sostanza, i viaggiatori si sono trovati con una banda armata che li ha fermati, hanno pagato qualche dollaro e sono proseguiti.
Ho visto su raiclick il TG1 e letto qualche giornale online e devo dire che l'impressione che ne ho tratto era molto piu' drammatica...
Certo, la "notizia" vera non fa molta "notizia", non so se hanno fatto l'unita' di crisi alla farnesina come descritto nel TG o se le immagini erano di repertorio...
Internet e' un solvente. Di chi fidarsi ? di blog e forum senza reputazione o di testate blasonate ?
Credo che la domanda retorica dovrebbe essere riformulata:
Di chi fidarsi? di blog e forum senza reputazione o di testate blasonate con una pessima reputazione?
Scritto da: Paolo Valdemarin | 23/08/2006 a 19:28
La tua domanda finale non puo' avere una risposta, per il semplice motivo che in Italia non si fa giornalismo serio. Quindi il termine di paragone semplicemente non esiste. Il fatto che i blog vengano ad essere considerati come alternativa all'informazione strutturata e professionale e' un sintomo, credo, della malattia, non una sua possibile risoluzione. Pensando ad un altro film con Dustin Hoffmann, "All the President's Men", sul caso Watergate, ricordo che il redattore capo del giornale pretendeva in modo rigoroso, direi religioso, che ogni informazione dei due giornalisti Bernstein e Woodward fosse internamente verificata da almeno 4 fonti prima di poter essere pubblicata. Questo non e' un principio di etica, e' una regola di professionismo. E nel lungo periodo paga. Quanti sono i giornalisti, di qualsiasi testata in Italia, che fanno questo?
Scritto da: Antonio Gambardella | 23/08/2006 a 19:56
è molto importante il nome del giornalista alla fine di ogni articolo. Credo pochi esseri umani al mondo riescano a parlare di qualcosa di diverso da loro stessi. E cosi, scrivere di un'agguato, o di una guerra, diventa un modo romanzato, di fotografare un paesaggio interiore. Il fatto che nel media il supporto sia "esplicito*" molto spesso fa dimenticare la vera forma della sostanza.
*il film non è la vita, il giornale è inchiostro sulla carta.
poi abbiamo iniziato a confondere show con informazione.
Scritto da: Simo | 23/08/2006 a 23:44
anzi, ci ho ripensato. Forse film e media sono realtà nella misura in cui lasciano una traccia sulla retina. Poi da li alla decodifica, c'è un mondo intero.
Scritto da: Simo | 23/08/2006 a 23:51
Stefano, Paolo, sorry, trovo il problema malposto- più d'accordo con Antonio.
Stefano, tu parli della spettacolarizzazione delle news. Il caso che riporti è quello della classica riunione di redazione tipo "c- parliamo oggi?" "mah, ci sarebbero questi in Ciad"... e se la notizia non c'è, si inventa. Pessimo, però davvero i blog, presi nella loro massa, son diversi? Dimentica la rosa delle blogstar (e il fatto che molti di loro son giornalisti), pensiamo alla massa.
Il problema sottolineato da Antonio è altrettanto importante: il controllo delle fonti. Vero che il giornalismo italiano si è "dimenticato" piccoli "dettagli" del mestiere come questi, e si merita giustamente il giudizio espresso da Paolo. Ma, anche in questo caso: davvero i blog son diversi?
La cosa straordinaria qui, siamo d'accordo, è poter leggere il racconto originale che hai linkato. C'è sotto una catena del valore estesa su cui abbiamo lavorato come bestie per anni, fa piacere vedere che funziona
Mi premeva sottolineare che al problema del metodo di trattamento dell'informazione credo non si sottraggano certo i giornalisti ma neanche i blog (almeno quelli di un certo tipo)
Scusate la pallosità, è ancora presto stamattina :)
Alberto
Scritto da: Alberto D'Ottavi | 24/08/2006 a 08:32
IMHO la risposta al tuo quesito è fidarsi di tutti e due e di nessuno. Non credo che il giornalismo italiano sia poi peggiore di altri, e anche dare eccessivo credito alla stampa straniera può trarre in inganno.
Visto che sono stati citati diversi film, aggiungo Traffic, in cui la guerra tra bande di narcotrafficanti vedeva un forte ruolo della polizia corrotta e una mega operazione della polizia contro un boss del narcotraffico veniva annunciata con grandi fanfare dai media. Peccato che questa operazione facesse parte di un avvicendamento di potere tra bande e che la polizia corrotta fosse già "in società" con i nuovi leader del narcotraffico.
PS Concordo con quello che ha scritto Simone
Scritto da: Ottu | 24/08/2006 a 13:15