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30/01/2007

Commenti

Vittorio Carlini

Non perdo tempo dietro a Carlo Mario Guerci. Sono altri i discorsi che mi interessano. Come quello che ho fatto con Fuggetta su business model e tecnologia. Al di là dei temi su telecom (scandalo delle spie, debito...) sono sempre più convinto che una società di tlc non può essere gestita da "finanziari". Ha ragione Fuggetta a dire che si pensa che la tecnologia sia una commodity. E' un'impostazione comune: devo raggiungere un risultato e penso alla tecnologia come semplice strumento. Ma tra i fattori di produzione ha assunto una valenza ben maggiore di capitale e lavoro (purtroppo...) E' essa stessa parte del business, forse fine. Ora, se nelle economic school nostrane si crescono manager solo a bilanci e derivati avremo sempre aziende gestite male. E' ovvio che ci vuole una competenza anche manageriale. Ma nelle tlc, come nel software o altro.., devi conoscere bene anche quello che maneggi. Ciò non avviene. E, a mio parere, è "ontologicamente" un problema maggiore di quello (gravissimo per altri versi) dell'abuso (sia economico sia politico..) della propria posizione dominannte. Ci vogliono meno barche a vela e più telefoni...

Stefano Quintarelli

Grazie, bel commento.
(cmq, dillo a Ugo..) ;-)

Roberta

Parole sante quelle di Vittorio!!

Michele Favara Pedarsi

Onestamente a me quando il Ministro indica il problema di trovare come remunerare gli eventuali investitori non posso che preoccuparmi ancora di più. Magari lui parla in buona fede, ma le possibilità che intravedo all'orizzonte sono entrambe estremamente negative: a) con la scusa del pubblico interesse che orbita sulle reti di tlc nazionali l'investitore diventa lo Stato, e quindi si danno altri 30 miliardi a Telecom; b) per evitare di mettere in risalto agli occhi degli elettori questa ulteriore donazione forzata a Telecom, si inventa di sana pianta un nuovo castello normativo che obbliga i cittadini a versare quei 30 miliardi dilazionati e distribuiti sulle bollette dei prossimi 20 anni... così nessuno se ne accorge (o meglio, un paio di trafiletti sui giornali lo lasciano intendere, l'elite culturale lo sa, ma la gente ...). Una cosa analoga a quanto è successo con le licenze UMTS: non sono altro che tasse, solo che invece di essere prelevate dicendo che sono tasse, sono versate in un'unica soluzione dagli investitori i quali poi ci guadagnano gli interessi mano mano che i cittadini pagano le bollette... e il risultato è che lo sviluppo è bloccato (niente wifi, niente wimax, niente operatori virtuali) per tutto il tempo necessario a far rientrare gli operatori dei soldi versati all'inizio.

Sono stanco di queste cose. Sono tutte prese per i fondelli che si nascondono dietro i valori liberal. Non possiamo andare avanti a suon di buffonate... non andremo tanto lontano! Le pezze durano poco, bisogna comprare i pantaloni nuovi...

Stefano Quintarelli

Michele, dunque tu dici "non facciamo la nuova rete" ?

e' opinione legittima, ma visto che farla costa, e' ovvio che verra' ripagata vendendo i servizi, ovvero facendola pagare agli utenti in bolletta con un costo in piu' che oggi non avrebbero, a continuare con la rete vecchia.

come dire, non puoi comprare un'auto nuova e non pagarla.

certo, le licenze UMTS sono state una tassa.

visto che alla fine il beneficiario e' sempre lo stato e cha abbiamo vincoli di bilancio volontariamente accettati dall'Europa, va da se che gli stessi soldi, o li pigliavi dall'UMTS o li pigliavi dalla benzina, ma da qualche parte li pigliavi..

ti diro', non mi stimola il dibattito sui costi e la loro spalmatura.

mi stimola il dibattito sull'opportunita' strategica per il paese di avere una rete nuova oppure no.

se lo decidiamo, e' ovvio che la dovremo pagare..

Michele Favara Pedarsi

D'accordo: il punto è se farla o no. Ma io non suggerisco di non farla ... io dico di ristrutturare l'intera rete. Invece di dare i soldi a Telecom costringerla piuttosto a riposizionare la sua rete per essere utilizzata in sinergia con le altre e in particolar modo le nuove tecnologie wireless. Non ha senso sforzarsi di tirare fuori 30 miliardi imponendo un altro lock-in allo sviluppo per i prossimi 20 anni. E' una forzatura enorme che pagheremo noi comunque sotto altra forma. In altre parole: se spendere oggi 1500 euro a famiglia fosse una scelta lungimirante, sarei anche io di questa idea. Ma tecnologicamente questo è un approccio fallimentare; ragionando dal punto di vista tecnico la scelta più valida è la sinergia tra le varie tecnologie e reti; il One Network di cui hai parlato nei mesi passati. Questo approccio serve soltanto a Telecom per rimanere il monopolista che è, non a noi. A noi serve che la copertura adsl sia completata, che i prezzi si abbassino (quindi che esistano alternative REALI - infrastrutturali - a Telecom; oppure un'unica infrastruttura a cui tutti gli operatori accedono pariteticamente)... e soprattutto sarebbe meglio spendere su una infrastruttura nostra, non su quella di una società PRIVATA, che oltretutto fa il buono ed il cattivo tempo con la concorrenza scaricando a noi i problemi ogni 20 anni. Se oggi siamo messi così è perchè loro si sono intascati tutti i ricavi invece di reinvestirli; tra 20 anni ci ritroveremmo da capo a 12. E tutto per cosa? Per i 50mbit? E' semplicemente assurdo: bastone (bolletta) e carota (i 50mbit). E se non esiste una rete fisica alternativa non c'è incentivo per Telecom ad investire sulla sua... tanto è un monopolio naturale di importanza strategica per il paese... tu ci spenderesti soldi sapendo che tanto prima o poi quei fessi degli italiani dovranno spenderceli di tasca propria? Io farei esattamente quello che ha fatto Tronchetti: me li metto in tasca e all'upgrade tecnologico ci pensa lo Stato... questo giochetto, come dice mio padre, " ha da fini' ".

franco carlini

solo per dire che non gestico affatto l'online di Thinktel. Ci era stato chiesto, ma avevamo idee diverse sulla comunicazione e sui siti
fc

Stefano Quintarelli

Michele, mi sembra che tu stia facendo un mischione di vari temi.
provo a dire cosa capisco:
1) prima l'estensione della copertura e poi evoluzione della rete integrando tutte le tecnologie disponibili
2) va bene un'unica infrastruttura a cui tutti gli operatori accedono pariteticamente
3) l'infrastruttura deve essere pubblica

su 1), sono d'accordo con te. il dubbio e' legittimo: serve 100Mbps o no ? se guardiamo alla corea, forse si. il mio parere: e' giusto un po' di rischio in un investimento, se si aspetta si rischia di restare indietro. quindi, avanti con cautela ma avanti . e prima estendere la copertura.

su 2), non devo dire nulla

su 3), e' una questione filosofica in cui tutti hanno il proprio punto di vista e per ogni esempi odi malagestione privata ne esiste almeno un altro di malagestione pubblica.

Stefano Quintarelli

Franco,

me lo avevi detto tu davanti all'incotnro sul F/OSS al Senato, ricordo male ?

se non sei piu' coinvolto, prendo atto (e me ne compiaccio)

pero' vi era stato chiesto ed avevate accettato, no ?

Web di Thinktel: http://www.thinktel.org/materiale02.asp?ID=91
Guerci, Cave e Carlini spiegano cosa e' thinktel


Il tuo web: http://www.totem.to/contents.php?id=8
www.thinktel.org
Il Forum internazionale sull'Innovazione digitale, i Media e le Telecomunicazioni, si pone come obiettivo la discussione e la divulgazione di temi chiave per il futuro dell' IMT. Implementazione quotidiana del sito e coordinamento degli interventi di accademici, esperti e giornalisti.

chi lo gestisce adesso ?

ciao, s.

Michele Favara Pedarsi

Porta pazienza per i miei mix...

1) I 100mbps non servono; sono auspicabili ma non strettamente necessari (come invece la copertura; serve ad abilitare una vasta gamma di possibilità economiche in più, ie: sviluppo). E siamo anche d'accordo sul rischio dell'investimento. Quello che contesto, oltre alla sequenza logica "100mbit - copertura" piuttosto che "copertura - 100mbit", è che il rischio deve essere per chi investe. Invece questa operazione porta il popolo a rischiare, il cda Telecom ad amministrare, e Tronchetti (che poi controlla il cda Telecom) a intascare i dividendi. Troppo facile così; sarei capace anche io a fare quel mestiere... e senza una laurea. Il problema fondamentale è che noi abbiamo investito Prodi (e Gentiloni, e Nicolais, etc) per amministrare i nostri soldi nei prossimi 5 anni, non Tronchetti; lui non ha il consenso popolare, non può amministrare i nostri soldi, e invece si ritrova a farlo per l'ennesima volta (se nel decennio passato avesse investito sull'infrastruttura sarebbe stato diverso e Tronchetti sarebbe un amministratore occulto che non ci dispiacerebbe; ma non avremmo oggi questi problemi.. insomma, non saremmo qui a discutere).

2) ...

3) No, niente filosofia; non dico che l'infrastruttura deve essere pubblica. Va bene anche privata. Purchè o ne esiste un'altra (cosa che, tu mi insegni, è opzione puramente teorica e/o deleteria) oppure deve essere venduta all'ingrosso, e solo all'ingrosso, alla stessa cifra per ogni acquirente (cifra che, se la struttura è privata, deve anche essere calmierata). E' il problema delle regole chiare su cui sia tu che Fuggetta vi siete espressi spesso. E' il problema che AGCOM è COLLUSA con Telecom e il Ministro stesso non è tutelato abbastanza dal nostro sistema democratico, da poter effettuare queste scelte... Poi se vogliamo proprio tirare in ballo la filosofia mi sembra di ricordare che una certa teoria economica chiamata liberismo vuole che sia lo stato a badare alle infrastrutture che possono favorire il commercio (e solo quelle): e le TLC al giorno d'oggi mi sembrano abbastanza importanti...

scoppe

(mi segno tutti coloro i quali fanno affermazioni nella direzione del One Network,) non riesco a capire se se li segna perchè è favorevole oppure il contrario, le posso comunque dire che la soluzione openreach sarebbe ideale, l'unico problema è che viviamo in Italia...........

Michele Favara Pedarsi

Esiste una cosa che si chiama opinio iuris... in Italia è niente-popo-di-meno-che una delle fonti del diritto. Che siamo in Italia non significa che gli italiani non decidano cosa deve succedere

scoppe

Certamente lei sapra' la quantita' degli interessi in campo, in questo caso il lato industriale del settore interessa a pochissimi. Quindi quel viviamo in Italia sta a significare che viene sempre prima l'interesse di colui che è in grado di dominare.

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