Leggo su Milano Finanza riguardo ad una analisi della Banca d'Italia sulla situazione Telecom.
Il faro acceso da via Nazionale è legato soprattutto alla verifica dell'impatto che un eventuale ingresso delle principali banche italiane nel capitale di Telecom Italia potrebbe avere sui requisiti patrimoniali sia delle singole banche coinvolte sia del sistema bancario in generale.
Esiste infatti, secondo la vigilanza, il pericolo che un'ulteriore esposizione nei confronti del gruppo telefonico, soprattutto alla luce del nuovo riassetto bancario, possa determinare un superamento dei limiti alla concentrazione dei rischi imposti dalla normativa.
I tecnici di via Nazionale starebbero dunque valutando la fattibilità dell'ipotesi Telecom bank con gli istituti di credito pronti a rilevare la quota detenuta da Pirelli in Olimpia. Sotto la lente degli uomini di Mario Draghi ci sono in particolare i ratio patrimoniali e i limiti alla partecipazioni in società industriali che potrebbero, soprattutto per le banche più esposte, essere superati
Pensi che sia sempre piu' probabile lo scorporo della societa'? E se venisse divisa, le societa' risultanti non diventerebbe preda facile per i gruppi TLC europei come France Telecom, Deutch Telecom e Telefonica?
Scritto da: Senza Identita | 01/04/2007 a 15:31
Guarda, e' un bel casino.
certo, si possono sempre cambiare le leggi sulle banche.
Quando ho iniziato a dire l'idea del one network, un paio di anni fa, mi prendevano tutti per pazzo.
Adesso i maggiori addetti ai laovri riconoscono che la rete sarà unica.
Da qui a dire che ci sarà uno scorporo con un cambio di proprietà é ancora lontanissima. meno lontanissima di una volta, ma ancora lontanissima.
Il fatto che uno solo non possa comprare, IMHO favorisce l'idea di una società rete separata e quota indipendentemente in borsa.
Il fatto che Nocentini dica "bisogna fare come per l'elettricità" e' una svolta.
In merito agli stranieri, c'era un articolo di Zingales sul Sole di qualche giorno fa che diceva in sostanza che se arrivano degli stranieri e' meglio, non peggio e citava tre ragioni, la prima che tanto la rete non e' piu' un asset strategico nazionale per la difesa, in quanto la difesa, polizia, governo, hanno reti proprie alternative a quella di Telecom.
Mi piace cio' che scrive Zingales in genere, in questo caso pero'o gli hanno dato proprio informazioni errate.
La rete e' la stessa.
E quindi e' un asset strategico nazionale che non puo' essere controllato, IMHO, da stranieri.
Io vedo bene, per la rete, una Netco società quotata in borsa controllata da una Fondazione (quindi senza fini di lucro) ch esprima il management, con una regolamentazione di ritorno garantito ma con un price cap fissato dall'autorità, con facoltà degli altri operatori di apportare asset e pigliarsi quote della società. (lo farebbero tutti), e che si occupasse sia di fisso che di wireless (anche TV Digitale).
Il resto, la Servco, se la compra un russo o un cinese o un australiano, non credo che ci sia un tema di difesa dell'italianità. Anzi, credo che avremmo una regoalmentazione piu efficace, piu' spazio per concorrenti, cosa che attirerebbe ulteriori investimenti, contribuirebbe a rilanciare indotto e tanta occupazione.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 01/04/2007 a 16:02
Sono d'accordo con quanto dici. Pero' il protezionismo statale, anche quando subentrano le banche, non e' detto che basti a tenere una societa' controllata. Il caso Autostrade-Abertis è stato significativo da questo punto di vista. Ad un certo punto chi controlla le societa' guarda solo ai suoi interessi economici e puo' anche fregarsene di dove va a finire il controllo. E concordo anche con quanto dice Zingales, nemmeno agli utenti interessa piu' di tanto, se la qualita' aumenta o i costi calano.
Credo che alla fine cercheranno di tenere i pezzi uniti con lo scotch, finche' possibile.
Scritto da: Senza Identita | 01/04/2007 a 16:21