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29/07/2007

Commenti

aghost

quinta ti leggo sempre volentieri (anche se velocemente): perché non spieghi, IN SINTESI e una volta per tutte, cosa intendi per One Network? Io non sono ancora riuscito a capirlo (colpa mia, ma non posso leggere tutto) e forse molti altri parecchi ignoranti come me. Lo dico senza alcun intento polemico, ma solo per fare una sana divulgazione al colto ma soprattutto all'inclita. ciao :)

Stefano Stegani

Ritorno a far visita su queste pagine, mosso da una certa preoccupazione nell'apprendere delle vicende occorse al sempre più disastrato panorama italiano.
Leggere di aziende che arrancano nell'intento di offrire alternative, le quali per essere concorrenziali espongono i fautori a pericoli di insolvenze, è solo una constatazione della linea che si va definendo, al di là delle più o meno pacate insurrezioni da autorevoli voci del settore.

Ho tuttavia un interrogativo il quale non trova risposta immediata:

E' davvero necessario rivolgersi unicamente al wholesale di Telecom, senza possibilità di attuare una diversificazione dell'acquisto all'ingrosso?
La diversificazione espone a costi maggiori per certo, tuttavia permette di mantenere un certo controllo in previsione di situazioni come la corrente, di controversie con il fornitore che portino a situazioni di stallo, ovvero di poter continuare a operare, seppur in forma di sopravvivenza.

Cito questa tua affermazione che mi lascia un luccichio negli occhi:

"La mia idea e' sempre la stessa, ci vuole One Network, un piano a breve/medio per FTTH, incentivi a lungo per wireless meshed con routing frattale, e incentivare la competizione sui servizi."

Il luccichio svanisce poi a fronte del medesimo problema ovvero l'approvvigionamento.
Si può avere un'infrastruttura al dettaglio altamente modulare, la cui configurazione sia ben altro che statica, si possono utilizzare soluzioni che prevedano un basso impatto sui costi di gestione, permettendo altresì alla rete di mantenersi stabile.

Per noi aziende di serie B, C, D, ..., Z, senza timore e per amor del vero rientrante in queste categorie, è il problema di sempre.
Problema che talvolta viene con leggerezza sottovalutato.
Fintanto che le cose vanno bene si intende.

Della tua frase che ho citato, incentivi e concetti da attuare a parte, attivare uno status di competizione sui servizi sarebbe forse la soluzione più immediata, richiedente la minima volontà in quella direzione.
A parità di fornitura wholesale, gli sforzi per l'innovazione provenienti dal settore privato avrebbero un terreno fertile.

Telecom rimane sempre un'impresa amorfa. Si pone alle spalle di molte aziende, alcune le controlla altre le asseconda.
Ricostruire una mappa della sua tentacolare presenza è lavoro di certa nota, eppure sempre più di rado mi capita personalmente di aver contatti con entità del tutto svincolate da Essa.
Qualcosa significherà.

Antonio

Premetto che non ho simpatia alcuna per Telecom che anzi ritengo una vera e propria "zavorra" per lo sviluppo del paese.

Quello che mi sembra strano e' che "di botto" chiudono intere societa' per il semplice fatto che, a un certo punto, un fornitore si "ricorda" di farsi pagare.
C'e' qualcosa che non capisco, cosi' "a pelle" sembrerebbe che il loro modello di business era assolutamente insostenibile o, peggio, che avevano la "certezza" di non dover pagare telecom. E poi qualcosa si e' "inceppato".

Mi chiedo: che senso impostare un'azienda su un modello di business insostenibile ? decisamente c'è qualcosa che mi sfugge.

Stefano Quintarelli

Antonio,

tu vedi che il mercato dei panini al prosciutto e' promettente. i panini vengono venduti a 3,50 euro; il prosciutto lo fai tu e ti costa 50 centesimi e il pane lo compri dal monopolista a 2 euro.

ti restano 1 euro di margine; da solo riesci a fare 100 panini al giorno e, di certo non diventi ricco, ma campi discretamente.

un giorno ti dicono che il pane non costa piu' 2 euro, ma 2,50; il tuo margine scende a 50 centesimi. riesci a sopravvivere.

Ti incavoli, imprechi, ma speri che qualcosa cambi e vai avanti. d'altro canto hai gia' un certo numero di clienti per i quali ti sei impegnato a fornire panini quotidianamente.

Cerchi di diversificare e compri le focacce farcite; le focacce ti costano 2,20 euro, il prosciutto sempre 0,50 e si vendono a 3,40 euro. E' un mercato un po' di nicchia, non hai piu' il margine di un euro che avevi quando avevi deciso di partire con l'attivita', ma di 70 centesimi, che e' sempre meglio dei 50 centesimi del pane.

cosi' campi.

poi ti dicono che il prezzo delle focacce aumenta da 2,20 a 2,60 e il tuo margine sulle focacce farcite si riduce a 30 centesimi; quello sui panini e' sempre di 50 centesimi.

con questi margini, fai fatica a sopravvivere.

oltre al danno la beffa, "pare" che questo aumento non riguardi le focacce da domani in poi, ma che tu debba pagare un prezzo piu' alto su tutte le focacce che hai comprato nell'ultimo anno.

quel margine che ti consentiva di sopravvivere a fatica, adesso non servira' a sopravvivere ma a pagare un prezzo aumentato retroattivamente.

d'altro canto chi ti vende il pane e le focacce e' quello che le vende a tutti e ha molti debiti da pagare, non vorrai che sia lui messo in difficolta'...

meglio che sia il piccolo bottegaio, che non il grande fornaio.

diciamo che le sfumature sono diverse, c'e' qualche imprecisione nell'analogia, ma questa favola rende abbastanza...

Stefano Quintarelli

Aghost, One Network e' l'idea di avere una sola rete fissa condivisa da tutti gli operatori, i cui costi di gestione, ampiamento, ecc. vengono spalmati proporzionalmente sugli operatori sulla base del numero dei loro utenti.

La rete infatti, a tendere e' una; i costi della rete sono fissi e dipendono in larga misura dal numero di porte e non dal traffico.

Se vai nella sezione iterviste e citazioni trovi un mio articolo su beltel con una analogia sugli acqueodtti. ovviamente ci sono tutti i idstinguo del caso, ma era un pezzo divulgativo..

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