Mi piace viaggiare in treno. Se riesco ad avere quell'oretta e mezza in piu' che ci vuole per andare da Milano a Roma in treno, lo faccio sempre. Raramente ho esperienze negative, la puntualita' trovo sia migliorata, i treni sono confortevoli, si puo' leggere, scrivere e conversare.
Oggi (ieri per chi legge) per tornare ho preso il treno dalla Fiera di Roma fino a Termini e poi per Milano. Pioveva fortissimo. La fermata e' nuova e non c'era nemmeno una tettoia per ripararsi. Gli ascensori per gli invalidi, unica area coperta, erano chiusi a chiave. Bagnato fradicio ho preso il treno puntualissimo e pulito. Non avevo dove comprare il biglietto per Termini e su questi treni il controllo e' a campione, quindi nessun problema.
Sono arrivato a Termini puntualissimo e ripartito puntualissimo per Milano e, a Bologna mentre scrivo, siamo assolutamente in orario. Non mi hanno potuto controllare il codice del biglietto elettronico perche' il palmare era guasto.
C'e' una voglia di modernita', ma non e' che gli riesca molto bene...
Bhe, potevi dirlo che andavi in treno, uno strappo alla stazione ci stava.
Non so te, io sono uscito da questi due giorni di BBF frastornato ed un po esaltato per i tanti stimoli interessanti ...da un lato.
Ma anche un po scazzato nel constatare che la politica ed i poteri forti non si schiodano.
Come giustamente faceva notare Sacco (lucidissimo come pochi), il dibattito in Italia è ancora al passato: alle infrastrutture.
Così a pensarci mi fa un po pena il prof. Decina - guru riconosciuto da molti - che salta su senza nemmeno presentarsi e comincia ad urlare a colpi di Cazzi e di Vaffanculo verso Grillo, verso il WiMax E che sarebbe troppo nuovo e verso non si sa cos'altro.
Dicendo magari cose anche condivisibili, ma con poco, pochissimo rispetto verso la platea (di fatto attonita).
Ecco, il primo giorno nella Michelangelo 1 è stato un po così, con Gentiloni e lanciare i suoi messagi in politichese e "quelli che contano" a prendere appunti sul block-notes (molto 2.0 indubbiamente).
Sullo sfondo la sensazione che la democrazia della rete, la partecipazione popolare, sia bella e che svanita.
Spero di sbagliarmi.
E poi un ultimo dubbio:
ma se la rete fissa come dici non si ripaga (e questo l'hanno capito bene anche in Telecom, credimi),
perchè dovrebbe ripagarsi la FTTH, almeno dal punto di vista di un singolo investitore ? (e credo che il nodo sia proprio questo, perdona l'eccesso di ingenuità).
Alla fine di tutto comunque Grazie.
A te, a Guido, che come pochi altri almeno ci provate
ad insegnare l'alfabeto ad un paese di analfabeti (almeno dal punto di vista della cultura digitale)
Gianluca.
Scritto da: Gianluca | 28/09/2007 a 00:10
non mi ha mai convinto lo slogan "la democrazia della rete". la rete non e' democratica, e' aperta. (quasi sempre). Il potere non e' del popolo, ma in chi ne fa le regole, da icann a nic a fcc a ministero ad agcom...
la partecipazione e' qualcosa che si costruisce un po' alla volta ma non sara' mai piu' plebiscitaria, vista la frammentazione degli interessi degli stakeholder.
cioe', puo' essere plebiscitaria solo nella parte destruens, ma non certo nella parte construens.
ci sono 35 milioni di persone che votano in italia e la meta' di queste non usa un computer e il 90% non usa Internet (il 50% se si considera "uso di internet" quello che si fa al lavoro) e questo 50% non lo fara' sostanzialmente mai perche' costituita da pensionati o persone nella fase uscente, non entrante, del lavoro.
quanto c'entri la rete, francamente poco. ma sempre di piu', prima in termini di marketing e successivamente in termini partecipativi.
Gianroberto Casaleggio e' un genio del marketing e Beppe e' l'interprete migliore. punto.
La rete e' stata usata in maniera eccellente come strumento di marketing e di business operations support per le attivita' organizzative e logistiche.
sara' sempre di piu' strumento di marketing perche' in un sistema in stallo (circa 25mila voti di differenza su circa 34 milioni) ci sono alcune certezze: che giovani entrano nel mercato del voto e anziani ne escono.
Quindi il bacino su cui puntare sono (oltre agli indecisi) gli astensionisti e i giovani.
ma i 18-21enni non si beccano con porta a porta e ballaro' ma parlando il loro linguaggio.
quello che dobbiamo capire e se i messaggi rivolti a costoro, che dovranno essere costruens, saranno preconfezionati e la rete sara' un canale di marketing con una verniciata di "social" o se effettivamente si metteranno in atto dinamiche partecipative.
almeno credo. penso che per le prossime elezioni potra' gia' accadere e i leader per i giovani dovranno essere diversi da quelli generalisti perche' le modalita' comunicative sono diverse.
per quanto riguarda FTTH, e' vero. ma tante cose non sono remunerative di per se' e necessitano di paletti regolamentari che lo consentano o interventi pubblici diretti.
sono certo che ti vengono in mente N esempi.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 28/09/2007 a 10:10
C'ero anch'io nella sala Michelangelo del più pacchiano Hotel che Roma abbia mai visto (Roma finirà con imitare la roma di Las Vegas). Ho preso 14 pagine di appunti (per non addormentarmi a parte i VFnC di Decina che sempre hanno richiamo mediatico).
Gli ho riletti, e solo te cose significative ne ho estratte.
1) Saracco (TI) responsabile dell'innovazione ha una visione del futuro condivisibile tutta fibra memoria di massa e CMOS ultraveloci, ma che non mi sembra sia stato raccolto dall'azienda nella quale lavora.
2) Alcatel Lucent pretende di campare sulle spalle del contribuente (in perfetto stile Italiano)
3) un imbarazzato sottosegretario VImercato no ha idea di che differenza ci sia tra 802.16d e 802.16e (che avesse ragione di non doverlo sapere, o è solo troppo furbo?) mentre il moderatore lo incalzava sul tema.
4) L'AGCOM ha passato l'ultima ora a difendere il suo operato scaricando la responsabilità dei ritardi su TI sulla UE e sul destino crucco ed assassino senza tirar fuori nulla di più di una stantia "ladder of invesment".
ed intanto Al Pacino non sbaglia un film....
mah....
Scritto da: sandro | 28/09/2007 a 16:21