Segnala Leonardo questo articolo dell'Economist sulla remunerazione dell'editoria online che mostra che la questione e' globale; non si parla infatti dell'Italia, ma si conclude con la frase sotto che e' emblematica di cio' che sta avvenendo in Italia.
Charging for newspapers online: Now pay up | The Economist.
Anche il blasonato Economist ogni tanto sbaglia. Infatti Google News non presenta pubblicità. Infatti Google News e' un "mantenuto" della famiglia Google, come spiegavo qui.
Charging for newspapers online: Now pay up | The Economist.
A final approach is to harry online aggregators such as Google News, which indexes stories, for a share of their advertising revenues. That would at least bring some emotional satisfaction.
Anche il blasonato Economist ogni tanto sbaglia. Infatti Google News non presenta pubblicità. Infatti Google News e' un "mantenuto" della famiglia Google, come spiegavo qui.
Questa storia di Google news e' una replica della faccenda del deep linking.
I siti di news online vogliono costringerti a vedere la loro copertina (repubblica 335k con 94 richieste http e corsera 1061k con 192 richieste http misurati ora con Firebug e Yslow con su Firefox 3.0.13 su Ubuntu 64, browser impostato in en_GB) per spararti tutte le pubblicita' e vendere il fatto che fanno tante "impressions". Il deep linking a loro non conviene perche' salti la pagina d'apertura e non "vedi" le pubblicita' (meglio: non aumenti i loro contatori).
Scritto da: Luigi Rosa | 30/08/2009 a 19:03
mi sembra un punto di vista riduttivo.
penso che sia una questione di remunerazione (di soldi e di concorrenza).
il peso delle pagine mi pare argomento assai secondario.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 30/08/2009 a 19:33
Se La Stampa ha riportato correttamente la notizia (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=6571&ID_sezione=38&sezione=News) e se io l'ho capita giusta, la posizione della FIEG e'/era proprio quella di non volere il deep linking: «Google News Italia, utilizzando parzialmente il prodotto dei singoli editori online, avrebbe un impatto negativo sulla capacità degli editori online di attrarre utenti e investimenti pubblicitari sulle proprie homepage».
Comunque la si giri IMHO e' una brutta storia perche' finche' i motori di ricerca e/o gli aggregatori portano visite, va tutto bene; ma quando gli aggregatori e i motori monetizzano l'investimento che hanno fatto non va piu' bene.
Chi lavorava con Internet nel 94/95 si ricorda benissimo che una delle cose che chiedevano i nuovi utenti era "il menu principale di Internet" e ciascuno (me compreso) si arrabattava a fornire una pagina con i link piu' interessanti (chi si ricorda uroulette?) per evitare che l'utente, una volta avviato Netscape ti guardasse e ti dicesse "E adesso?!". Nel bene o nel male, BigG e Y! sono in questo momento cio' che piu' si avvicina al "menu principale di Internet". Non sto dicendo che per questo debbano meritare uno status giuridico particolare, ma i siti dovrebbero pensarci prima di sparare contro chi gli porta visite.
Scritto da: Luigi Rosa | 30/08/2009 a 21:13