Scrive sul Sole 24 ore di oggi... (vedi anche come si sviluppa la discussione da Luca)
Il documento si trova qui. (link diretto al PDF)
Ingegnere, non dimentichi quelli che vendono i computer.
Forse non glielo hanno detto, ma e' bene che sappia che anche le telecom non se la passano molto bene...
I dati di Iab Forum dicono che nel 2008 erano 280 milioni su 847, ovvero la pubblicità non-search erano 567M. Io non conosco le previsioni di Google, vorrebbe dire che cresce di 120; Se i 400 della pubblicità da ricerca e' quasi la meta', vuol dire che agli altri passano a circa 450 milioni, un calo di circa 120 milioni pari al 22% in meno (con quella pubblicità di google che passa da 280 a 400, ovvero una crescita del 43%) -22% contro +43%. Una differenza di performance del 65% in un anno, pare ardito, come numero...
purtroppo per loro, come sappiamo bene, dato che non hanno abbastanza margini per fare gli investimenti di upgrade necessari.
peccato non abbia detto di chi, sarebbe stato interessante sapere chi li fornisce.
Mettiamoci pero' d'accordo, non era tutto P2P ?
Mi pare poco fair (seppure indubbiamente fa colpo sul lettore non riflessivo nè avveduto) mettere insieme "siti di quotidiani e reti televisive", banale per tutti noi che un video su youtube (sospetto andreottianamente sia contato nelle "reti televisive") pesa in termini di traffico come tutti i contenuti testuali del Gruppo Espresso in un qualsiasi giorno...
Andiamo a vedere quanto pesano "di traffico in rete" le news
Uno studio di Cisco dice che nel 2008 il traffico "web+mail+data" è il 18,8% del traffico in Rete
Uno studio dell'Osservatorio banda larga (su incarico del Ministero) dice che la mail e' la cosa che si usa di piu' e che le news interessano circa come l'enciclopedia online (wikipedia, I suppose) e poc' piu' delle info per l'eCommerce. (per cui, al massimo, le news possono pesare il 3-4% del traffico in rete.
Quindi l'informazione main stream è un driver come gli altri per le telecom che si fanno pagare con margini insufficienti ogni Adsl e abbonamento ai dispositivi mobili con accesso al web.
Mi pare che se qualcuno ci guadagna, basta chiedergli i danni. Chi vende rassegne stampa è noto. Il leader di mercato se non erro e' l'Eco della stampa. Se non paga, bsogna andare a chiedergli i soldi e poi tutti si adeguano (la ex-mia Presstoday si era adeguata, facendo accordi con editori e telco, come raccontavo qui) (poi ci sono quelli che offrono rassegne stampa gratis, tipo il parlamento...)
Qualcuno potrebbe anche osservare che non bisogna dimenticare che c'e' anche chi ci guadagna evitando di stampare e distribuire carta vendendo la pubblicità su informazioni trasmesse senza maggiorazioni sulle reti di quei poveri telco che non riescono a far quadrare la domanda con gli investimenti...
Bene, quando avverrà vedremo. Sono pronto a scommettere che i firewall aziendali si arricchiranno di filtri per inibire l'accesso ai siti dei giornali (specie i più noti), provocandogli un calo di visitatori.
Attenzione che poi ci sono le free press che riscrivono articoli che prendono da altre parti (mi è capitato di vedere veri e propri cut&paste dal televideo) Potremmo portarci avanti e chiedere 5 euro al mese per persona residente (Magari mettendoli in bolletta dell'Enel) e distribuire quei soldi agli editori sulla base di rilevamenti statistici che potremmo commissionare alla SIAE.
E, su questo, siamo perfettamente d'accordo. L'ho detto anche venerdi scorso a Torino al Prix Italia 2009 nella tavola rotonda sull'argomento..
Bisogna parlarne, magari non in un'ottica di contingenza dell'emergenza ma piu' ampia, di sviluppo, istituendo un gruppo di saggi come gli estensori del rapporto Digital Britain in Uk.
Su questo nutro qualche perplessità. Quando la mia azienda (I.NET) ha fronteggiato una crisi che riduceva il valore di ciò che vendeva del 70-80% all'anno (ed il gruppo Espresso, che era uno dei principali clienti, ne ha beneficiato), abbiamo dovuto reinventarla e investire significativamente per farlo (abbiamo investito in 2 anni piu' dei ricavi annuali, per capirci).
Il fatto e' che uno non usa l'abbonamento a Sky per altri scopi che non siano vedere Sky. No editore, no uso della piattaforma. Per Internet, certamente, le news sono solo una piccola, minima, parte degli usi possibili.
Questo mi è ignoto. A qualcuno consta ? A meno che, con una brillante manovra, non assimili gli operatori di TV via cavo agli operatori di TLC, come sopra quando metteva assieme news e video su web...
Ingegnere, mi scuso per essere stato un po' dissacrante a tratti, ma l'ho fatto per non perdere i lettori a un quarto del post...
Il tema e' rilevante ed e' bene che ci sia una discussione bisogna creare un nuovo equilibrio basato su nuovi meccanismi di remunerazione, su questo ho scritto all'infinito e sono con lei, ma non ci possono essere scorciatoie, bisogna mettersi assieme e lavorare per indivuare ed adottare a livello di sistema un sistema nuovo che consenta di massimizzare la circolazione dei beni digitali, la implementazione di qualunque business model assicurando l'interoperabilità a livello di sistema chè non si formino posizioni dominanti.
simo
grafico interessante, ricambio col mio profilato dell'ultimo mese (settore business, consulenze, seo, internet architect ecc.)
http://www.goatseo.com/profilazione.jpg
me lo genera in automatico quel software di cui ti parlavo, rescuetime :)
Scritto da: simo | 24/09/2009 a 18:03
Che poi, se non vado errato, le telecom vorrebbero fare esattamente la stessa cosa con gli editori: ossia farsi pagare mettendosi in mezzo. Non è forse questo il succo del cosiddetto modello duale?
Scritto da: Nicola Mattina | 24/09/2009 a 18:55
Confesso che non mi aspettavo tanta confusione e superficialita' da uno come De Benedetti.
Non vorrei che avesse assunto un consulente TLC che in passato ha lavorato per le industrie discografiche.
Comunque di questo passo mi aspetto che Marchionne chieda una percentuale dei pedaggi autostradali perche' senza auto i concessionari non guadagnerebbero
:-)
Scritto da: andrea dolci | 25/09/2009 a 14:31
Strumentalmente un po' polemico:
Se i "contenuti" fossero veramente cosi' desiderati verrebbero forniti dietro abbonamento e quindi erogati solamente dopo autenticazione. Se cosi' fosse gli "aggregatori" e i "parassiti", mi si passi il termine, non avrebbero modo di leggere i contenuti né di utilizzarli, sia perche' il crawler non potrebbe fare il browsing del sito, sia perche' avendo sottoscritto un apposito contratto per la lettura non potrebbero utilizzarli.
Distribuire una cosa a tutti senza limiti e poi pretendere di farsi pagare da altri mi pare un po' azzardato.
Come dire... "Regalo computer, vino, frutta sull'isola d'Elba. Questo aumenta l'appetibilità dei traghetti per l'isola. Visto che fatturano di più per mio merito, devono darmi una levy"... cosa che ci potrebbe anche stare se ci fosse un accordo non unilaterale.
Naturalmente come dice Stefano non basta "fatturare di più" ma anche avere la necessaria marginalità.
Scritto da: Giuliano Peritore | 25/09/2009 a 16:41
Quindi l'informazione main stream è un driver eccezionale per i produttori di carta, che si fanno pagare con margini molto elevati ogni pagina e copertina dagli editori.
O, forse i margini non sono cosi' elevati, ma il senso non cambia...
Scritto da: gallodidio | 25/09/2009 a 21:01
Non ho capito bene. ll dipartimento dove lavoro ha tre subnet per un totale di 255*3 IP. siamo piuttosto pieni ed avremmo bisogno di maggiore allocazione: diciamo che ci sono un 500 ip assegnati. De Benedetti trova ragionevole una proposta come quella presunta tedesca secondo la quale dovremmo pagare DUEMILACINQUECENTO euro al mese (TRENTAMILA l'anno) cosi', perche' qualcuno potrebbe leggere repubblica.it dall'universita'? ho letto giusto?
Scritto da: Alb. | 26/09/2009 a 15:03
Dall'epoca in cui si scriveva su tavolette di cera alle rotative qualche annetto è passato. Dalle rotative ad oggi il progresso ha camminato e sta camminando. Non mi risulta che, ad ogni passaggio, si sia chiesto al nuovo di pagare perché il vecchio restasse in uso.
I giornali vengono già finanziati dallo Stato, come dire da noi. Molti di loro sono giornali di parte, molti giornali di partito con tirature ridicole. Ora si chiede a noi, seduti davanti ad un monitor, di finanziare quotidiani e settimanali gia finanziati, perché il mondo avanza e la carta stampata non ce la fa a reggere.
Brillante discorso: finanziare giornalisti pagatissimi ed editori dai mille mestieri che dettano (spesso) l'indirizzo politico a signori che scrivono quel che dice il padrone - non mi riferisco a De Benedetti, sia chiaro - o cambiano mestiere. Pochi hanno la forza mediatica necessaria a resistere. Non tutti sono Montanelli. Ebbene, poveri capitalisti della stampa, inventatevi qualcosa di nuovo. Svuotare le tasche a chi guarda al futuro significa frenare il futuro, non conservare il passato "migliore".
Quale sia poi il passato da salvare chi lo deciderà? Un sorteggio?
Scritto da: Giuliano Baragli | 28/09/2009 a 12:37
Anche i fotografi avrebbero dovuto chiedere alle ditte di macchine fotografiche digitali una tassa per ogni macchina venduta per lo sviluppo delle foto perse. Non vendo il giornale e non mi paghi per leggerlo online allora mi devi pagare un canone perché potresti leggere le mie news? E' questo il concetto o sbaglio?
Scritto da: Andrea | 28/09/2009 a 14:36
@ Stefano
Non credi che con l'avvento del SAAS alle porte (e interi OS come Chrome OS) e la maturità di servizi come streaming su PC e su TV, si arriverà ad un punto in cui una responsabilizzazione dei provider di contenuti sul traffico, diventerà inevitabile?
È pur vero che, almeno negli anni passati, quelle voci che oggi vediamo occupare la gran parte della quota di traffico (ivi compreso il P2P), devono aver rappresentato una leva per vendere connessioni, ma anche allora gli operatori lavoravano su margini esigui.
O sbaglio?
Scritto da: twitter.com/alessiodd | 28/09/2009 a 20:25
Alessio, no. non credo. Piu' di quello mi preoccupa l'evoluzione dei sistemi semantici. Oggi e' facile dire "se non c'e' intervento umano, allora e' mere conduit/hosting". Domani potrebbe essere difficile tracciare la linea.
IMHO, la responsabilita' non ci deve essere se il trattamento e' fatto da macchine, con algoritmi deterministici (se l'algoritmo deterministico fa qualcosa di illegale, si puo' attribuire la responsabilita' a chi lo ha realizzato).
gli operatori, salvo qualche eccezione, non hanno mai fatto leva sul P2P, proprio perche' vivendo con margini esigui o negativi, non si potevano permettere di promuovere qualcosa che gli aumentava i costi. ripeto, con qualche eccezione che non si poneva il problema della marginalità.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 28/09/2009 a 21:32
@ Stefano
Grazie della risposta!
Per quel che ne capisco condivido la tua preoccupazione per i sistemi semantici. Tanto più che chi li gestisce non condivide informazioni su procedure e metodologie, e non è tenuto a dire se/quanto già oggi l'intervento umano abbia un ruolo.
Ti spiego come ho ragionato relativamente alla responsabilizzazione (economica) di chi genera traffico sulla rete (e ne viene remunerato, p. es. youtube) rispetto agli ISP. Se da domani YT passa a video solo HD, questo genera un incremento secco del traffico sull'infrastruttura degli ISP, e quindi li sottopone a maggiori costi a fronte degli stessi guadagni. Lo stesso dicasi per il SAAS ed una serie di altri servizi in "accelerazione" riportati sull'indagine CISCO.
La responsabilizzazione di cui parlavo - scusa se mi sono espresso male - non era dunque legale, quanto economica: io provider di contenuti genero un sovraccarico sulla tua rete, tu ISP prima o poi potresti chiedermi un compenso per il surplus di banda che ti costringo ad acquistare. Non sarà questo prima o poi inevitabile?
Relativamente al P2P, in effetti non era tanto dal lato ISP che la vedevo, quanto dal lato utente. La mia frase non voleva significare altro che questo: sarà pur vero che, in qualche misura, il P2P ha rappresentato per gli utenti un motivo per volere l'ADSL o per volerla upgradare.
Scritto da: twitter.com/alessiodd | 29/09/2009 a 10:21