Che azienda travagliata... non passa mese che non si scateni una ridda di voci.
Non si puo' stare tranquilli; pare l'Inter.
Il Secolo XIX di oggi:
Certo, ha sottolineato in seguito, «il governo non può prendere posizione: si tratta di un'azienda privata, con tanto di regole»...
Cauta, forse, anche per le parole del presidente di Telecom, Gabriele Galateri, che potrebbero far pensare al rinvio di un possibile rimpasto. Ieri infatti aveva detto che i soci di Telco sono «collaborativi e costruttivi», aggiungendo che le sinergie con Telefonica vanno sfruttate «fino in fondo».
Anche l'ASATI dell'amico Lombardi su Il Sole parrebbe volere un futuro senza Telefonica:
In un'altro pezzo sul Sole, il viceministro Romani minimizza e il "problema" diventa "presenza rilevante":
Ho altresì riaffermato quanto detto in altre occasioni, cioè che la rete infrastrutturale deve restare italiana »...
Il viaggio di Romani in Cina non c'entra però nulla con Telecom, ha fatto sapere Romani, mentre ambienti vicini al sottosegretario negano la paternità di un eventuale progetto di fusione con le Poste.
socio "rilevante" è una definizione legale precisa. Per le società quotate in borsa basta avere piu' del 2% delle azioni per diventare "socio rilevante" ed essere obbligato a comunicare alla Consob la propria partecipazione (qui le partecipazioni rilevanti di Telecom).
Darmix, non e' che riesci a trovare la trascrizione della seduta, per vedere cosa aveva effettivamente detto l'On. Romani ?
In Spagna i giornali iniziano a usare parole insolitamente crude, come mai hanno fatto prima circa la questione Telecom-Telefonica: El Pais:
La posizione del governo è protezionista e paurosa della forza di Telefonica rispetto a Telecom; il debito di 35 miliardi e l'incapacità di essere competitiva si sono uniti al fallimento dei piani per il completamento della banda larga, dopo che il governo ha congelato l'investimento di 800 milioni.
e CincoDias: Roma carga contra la presencia de Telefónica en el capital de Telecom Italia.
Una soluzione che diventa conflitto, Una azienda con cambiamenti quotidiani di strategia, azionisti scontenti e debito galoppante. Telefonica apparve come una soluzione, reclamata dal governo per evitare che TI cadesse nelle mani di Carlos Slim e AT&T. In quel momento Pirelli voleva vendere e qualcuno doveva comprare. Anni dopo Telefonica è diventato il terzo operatore al mondo mentre Telecom Italia non è uscita dal pozzo e vale meno di un quarto dell'operatore spagnolo. Questa debolezza determina mancanza di tranquillità nel governo italiano che non ignora i desideri di crescita e la capacità di acquisto di Telefonica ed è coscente della debolezza di Telecom Italia.
Io ho un appartementino che è più di un anno che vorrei vendere. Non è che il governo si potrebbe impegnare per trovare qualcuno che debba comprare ?
Se avesse ragione il giornale spagnolo, questa parrebbe una frase chiave della vicenda. Anche se, in questo caso, penso non sapremo mai il perchè e il percome.
Mi permetto di ribadire.. per me la soluzione è One Network, con partecipazione degli altri operatori e intervento dello Stato e magari anche quotazione. Non è detto che TI debba perderne il controllo, ma la societarizzazione risolverebbe problemi di assetto del mercato, mettendo anche in capo agli altri gli oneri di ammodernamento e limitando la tragedy of the commons sul fisso, assicurando la separazione contabile e nel contempo la responsabilità degli amministratori in caso di falso (ergo, oltre alla normale contabilità societaria, anche la contabilità regolatoria), consentendo di aumentare leggermente, per tutto il mercato, le tariffe in misura sufficiente a fare gli investimenti che sono necessari per sostenere la crescita del PIL. Su questo non ho cambiato idea.
Qui però c'e' un tema, una riflessione che mi fa venire un dubbio e forse cambiare idea. Gli investimenti ed i capitali che One Network dovrebbe attirare devono servire per lo sviluppo in Italia, a vantaggio del sistema Paese (per questo penso ad una qualche forma di intervento dello Stato). Anche in Brasile sarebbero necessari investimenti per TIM Brasil perchè la competizione si farà più serrata e probabilmente adesso siamo ai picchi di valore di TIM Brasil. Certo, se non si ristruttura il mercato nostrano, nemmeno da pensarlo perche' ci servono i margini. In caso diverso, se qualcosa cambiasse in casa forse varrebbe la pena di farci un pensierino. E voi, che ne pensate ?
Credo che la soluzione nella mente del Governo Italiano sia quella di sostituire Mediaset a Telefonica nella compagine azionaria di Telecom Italia. Con qualche scambio di favori nel mondo della TV Spagnola, questo non e' impossibile. Altro che One Network. L'Italia non e' mica la Danimarca, ma un allegro Sultanato.
http://www.bolsamania.com/actualidad/noticia.php?origen=bolsamania_com.Noticias&id=0420090930102936&isin=ES0178430E18
Scritto da: Aldo de Rossi | 30/09/2009 a 12:04
Spero che darmix non si offenda.. :)
http://www.radioradicale.it/scheda/287893/commissione-affari-costituzionali-della-presidenza-del-consiglio-e-interni-della-camera-dei-deputati
Scritto da: fra1027 | 30/09/2009 a 12:44
Mi vengono in mente due riflessioni.
1. Dici, giustamente, che "niente è più irresistibile di un'idea il cui tempo sia giunto", ma la politica (in senso ampio, non intendo solo il governo) può far tanto per ritardarne la concretizzazione.
2. Gli obiettivi dei singoli attori intorno al tavolo non sempre coincide con l'interesse collettivo. E per collettivo intendo anche la collettività degli attori stessi, non necessariamente il pubblico più ampio. (Hai presente il prisoner's dilemma?)
Scritto da: gallodidio | 30/09/2009 a 19:49
@Aldo: mi sembra *assai* improbabile. TI e' un boccone troppo grosso, ricordiamoci che le tlc fanno in meno di due mesi il fatturato che i media fanno in un anno...
@Fra: grazie!
@Gallodidio: la (1) e' una citazione di Calabro' che ha detto quella frase alla fine della sua ultima relazione, nella quale ha lanciato le mie ide, pari pari... e si, ho presente il prisoner's dilemma.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 01/10/2009 a 06:00
non sono permalosa :-P
Scritto da: darmix | 01/10/2009 a 10:08
La societarizzazione dell'infrastruttura rispetto ai servizi è *l'unica* vera nuova strategia percorribile, in un mondo che va verso l'IP e dove i servizi legacy offrono ricavi (e margini) decrescenti.
("Come me sforzo de dì da 'na vita") per me bisogna effettuare l'operazione relativamente a tutte le infrastrutture, in tutte le country: si crei una "network company" che includa in Italia rete fissa e mobile, in Argentina la rete fissa, e in Brasile la rete mobile. Il gestore di servizi legacy VENDIAMOLO ORA, magari anche a Telefonica, finchè ha un valore.
Scritto da: Gianmarco Carnovale | 01/10/2009 a 10:36
qui comunque il grande capo in persona: Telecom Italia è la rete e senza la rete non c'è Telecom Italia.
«Telecom Italia - ha argomentato Bernabè - è una società italiana. Telco rappresenta una parte degli azionisti, e i problemi di Telco riguardano gli azionisti di Telco. Ci si dimentica spesso che Telefonica non è azionista di Telecom Italia, ma di Telco». «All'epoca – ha ricordato – l'operazione venne fatta da un gruppo di azionisti italiani per impedire che una partecipazione italiana venisse acquisita da Carlos Slim (il magnate messicano, patron di Telmex, America Movil e Claro, ndr) e da AT&T». Ma Bernabè ha anche aggiunto: «Nel corso di questo periodo gli azionisti di Telco hanno fatto quello che dovevano fare nell'interesse di Telecom Italia non solo per sostenere un progetto italiano di rilancio, ma anche per consentire a Telecom Italia di riprendere un proprio cammino di crescita. A oggi questo percorso non si è interrotto».
È pur vero che i temi sollevati da Romani e dai piccoli azionisti non sono campati per aria. Il problema del debito Telecom – che non è certo di solvibilità, ma di flessibilità finanziaria – non è stato risolto, di aumenti di capitale non si parla e il rientro del debito, derivante di fatto dalle precedenti operazioni finalizzate a mantenere in mani italiane il controllo del gruppo, procede col contagocce. D'altra parte la presenza degli spagnoli in Telco ha fornito lo spunto alle autorità di Buenos Aires per intimare a Telecom l'uscita da Telecom Argentina, che di certo non è interesse del socio italiano artefice del rilancio del gruppo. Ma il punto è che gli spagnoli hanno pagato per il loro 10% indiretto in Telecom 2,85 euro per azione e che sostituirli, a queste condizioni, è un'ipotesi velleitaria.
Quanto a eventuali progetti di scorporo della rete, Bernabè è tornato a ribadire che «il tema non è in agenda: Telecom Italia è la rete e senza la rete non c'è Telecom Italia»
Radio Londra o il Corvo Parlante della Settimana Enigmistica alludevano a codeste siccità?
Scritto da: darmix | 01/10/2009 a 10:43
@Stefano: non avevo dubbi che lo conoscessi, era ovviamente una domanda retorica ;-)
Scritto da: gallodidio | 01/10/2009 a 11:12