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30/11/2009

Commenti

Andrea Galli

Rispondete: perche' non multano telecom italia (o un bar con una cabina interna) se minaccio qualcuno di morte da una cabina del telefono? Secondo voi andrebbe fatto? E se mi attacco con un accoppiatore acustico a 300 baud e scarico un mp3 pirata?

Per quale oscuro motivo su internet la responsabilita' (civile) va ribaltata su chi offre o intermedia l'accesso (isp, pub, privato...) e con il telefono no? Non sono entrambi mezzi di comunicazione?

In che romanzo immaginereste di vivere se avessimo lettori di impronte digitali su ogni cabina telefonica pubblica?

Stefano Quintarelli

mmmhh... ufff... sempre a rispondere le stesse cose, che vengono bellamente ignorate... (in altri 3 post)

se con internet ci potessi mandare solo mail, chissenefrega. ma non e' solo uno strumento che sposta informazioni ma che consente anche di fare azioni ed alcune di queste sono pericolose...

perche' si vede sempre il fatto di assegnare una responsabilita' piuttosto che il lato di scagionarla ?

se io so che uno che sta dietro un IP address ha ucciso una persona e ho un dubbio tra 10 possibili soggetti, che devo fare ? lascio andare l'assassino o perquisisco i 10 soggetti ? poi lo spieghi tu ai condomini che ti hanno messo sottosopra la casa ed ispezionato il pc solo per sfiga ? spiegalo al lattaio.. soprattutto se abiti in un paesino. O ai compagni di classe di tuo figlio.

in italia per avere una sim e' obbligatorio identificarsi, per fare un abbonamento al telefono anche, per un abbonamento ADSL anche, per la videoteca idem, per guidare idem, per andare all'ospedale idem, per circolare e' obbligatorio avere una carta d'identita' ed esibirla a semplice richiesta, e' vietato girare mascherati.

ma per il wifi non si vuole identificazione...

Andrea Galli

Scusami, e' vero che di tante di queste cose si e' gia' parlato.

In un commento ad un tuo post precedente c'e' scritto:

Quoto in toto il commento di Dino e aggiungo una chiosa più sociologica: siamo certi che tutte quelle attività che potremmo riunire sotto il concetto di "compressione della libertà" hanno una reale e tangibile contropartita in positivo? abbiamo mai avuto un riscontro in tal senso?

Scritto da: Antonio | 27 novembre 2009 a 13:50

tu rispondi "SI". C'e' qualche studio serio in tal senso per quanto riguarda l'accesso in rete o i telefoni?

Semplicemente, io sono sensibile alla "compressione della liberta" e tu alla "sicurezza".

ciao,
A.

Stefano Quintarelli

se accettiamo le regole che ci sono nel paese dove viviamo, per avere
una sim e' obbligatorio identificarsi, per fare un abbonamento al
telefono anche, per la videoteca idem, per guidare idem, per andare
all'ospedale idem, per circolare e' obbligatorio avere una carta
d'identita' ed esibirla a semplice richiesta, e' vietato girare
mascherati, ecc.

lo accettiamo per la palestra e non per il wifi ?

perche' identificarsi per il wifi e' una inaccettabile limitazione delle liberta', e il resto no ?

Andrea Galli

Guarda, se fosse per me la gente non dovrebbe portarsi in giro i documenti (come puoi fare in UK), ne' usarli per comprare una SIM che BTW funziona anche in Italia da subito (come in Lussemburgo), ne' usarli per dormire in un albergo (come in Francia). Trovo abbastanza discutibile questa tendenza al controllo, sempre peggiore in tutto il mondo occidentale, e il wifi e' solo un pezzo in piu'.

Detto questo, non dico di non rispettare la legge, esprimo il mio fastidio e mi chiedo se queste cose servono o meno, quindi richiedo ai lettori: c'e' qualche studio serio a riguardo, quanto meno nell'ambito TLC?

Io non ne ho trovati.

A.

Stefano Quintarelli

questo mi sembra un atteggiamento coerente.
no al wifi, ma no ai documenti di identita' tout court.

Maurizio Gotta

Io a differenza di Andrea penso che i controlli siano necessari.
La mentalità dominante in Italia considera la truffa del prossimo come un auspicabile successo e il reato o l'illecito come corollario necessario e banalizzato per i VIP.
Se proprio devo subire certi comportamenti, preferisco che siano tracciabili.

Andrea Galli

Maurizio, Stefano, altri:

non è che penso che "i controlli" non siano necessari, o che i delinquenti la debbano fare franca, anzi penso il contrario.

IMHO la correlazione con una identità vera delle tracce aiuta solo chi vuole abusare dei dati (anche qualcuno che ha una piccola base dati sa - nel suo piccolo - chi sta facendo cosa), ed è per questo che sono tendenzialmente per l'anonimato; viceversa un qualcuno (solo l' AG) che ha poteri di indagine regolati, usabili su diverse basi di dati e tipi di tracce riesce comunque a risalire facilmente a chi ha compiuto un illecito (magari se supero la pigrizia provo a scrivere un documento serio su questa cosa).

Credo che in Italia la chiave per diminuire i comportamenti illeciti (in rete o meno) sia una maggiore certezza della pena, che purtroppo è seriamente minata dallo stato reale delle cose.

a.

Stefano Quintarelli


chi si sofferma sul dire "no autenticazione" quando le indicazioni del Consiglio d'Europa sono di andare verso l'identificazione, non si lamenti poi se l'autenticazione fatta da terze parti non fosse possibile. mi spiego:

immagina l'accesso wireless ad un ISP con autenticazione fatta da una terza parte (chiamiamo AUT) per accedere a contenuti erogati dal Content Provider CP

ISP non sa chi e' l'utente, ma sa dove va e da dove viene
AUT non sa dove va l'utente ne' da dove viene, ma sa chi e'
CP non sa chi e' l'utente, ne' da dove viene, ma sa dove va.

nessuna persona tecnica di uno dei soggetti puo' ricostruire
ma combinando i tre un magistrato puo' ricostruire tutto.

penso che questo schema sia persino meglio (dal punto di vista della garanzia della tutela dei diritti) della situazione attuale in cui ISP sa chi sei, da dove vieni e dove vai.

a questo punto, il nocciolo e' prevedere un sistema di anonimato protetto che consenta che l'autenticazione sia svolta da uno o piu' soggetti terzi al fornitore di accesso e di contenuti.

Stefano Canepa

Stefano, sono daccordo sulla responsabilità personale e quindi sull'identificazione delle persone che si collegano ad una rete (e nota dico rete non solo wireless), però sarai daccordo che le regole debbano essere semplificate.

Stefano Quintarelli

****ASSOLUTAMENTE SI****

Fabrizio

Mi piacerebbe aprire il mio access-point e condividere un po' di banda per i frequentatori del vicino parco, ma mi sento come il proprietario di un campo: se lo tenessi aperto magari qualche bambino potrebbe andarci a giocare, qualcuno potrebbe usarlo come scorciatoia per andare in centro. Però ho paura ad aprirlo perché se un giorno qualcuno rubasse un'autoradio e scappasse attraverso il mio campo, poi la polizia verrebbe da me a pretendere uno smodato risarcimento per il furto !

Come faccio ? Finché rischierò le mie chiappe sarò costretto (Pisanu o non Pisanu) ad identificare e loggare rigorosamente. Col cavolo che aprirò l'accesso ai passanti.
Anzi, quasiquasi mi metto a far truffe e poi indirizzo la polpost verso uno sfigato di cui posseggo la fotocopia del documento di identità ....
Per quest'ultimo aspetto penso anche io che serva _almeno_ uno schema diverso con informazioni distribuite e non ricostruibili se non da soggetti autorizzati (magistratura).

Comunque non vorrei riattaccare con un disco rotto, ma la notizia non parla di un assassino coperto dall'anonimato in Rete o di una valvola di pastorizzazione manomessa. Parla di download illegale (almeno non hanno usato la parola "furto")

L'anonimato in rete avrebbe anche un aspetto di garanzia di libertà. Se la Rete fosse per sua natura anonima non avremmo problemi di censura in Cina, tanto per dirne una.

Andrea Galli

In un'ottica di compromesso tra controllo e garanzia di rispetto dei diritti civili, e'una buona cosa l'idea di separare la funzione di autenticazione della reale identita' dalla funzione di fornitura di accesso, e dalla funzione di fornitura di altri servizi o contenuti, tra soggetti indipendenti; purtroppo e' difficile non far conoscere l'identita' all' ISP ma solo all'autenticatore in caso di consegna di una linea fissa (e si ricadrebbe nel possibile abuso da parte del singolo soggetto).

Naturalmente se uno lascia aperto il wifi a fronte di autenticazione di terzi, fon-like, o se si potesse comprare sim dati con un APN gestito da un soggetto terzo rispetto a chi fornisce la sim e con forme di billing e gestione che non fanno sapere chi sono al secondo soggetto, il discorso potrebbe cambiare.

Secondo me comunque ha molto piu' senso autenticare la reale identita' di chi svolge specifiche funzioni, in virtu' delle esigenze reali, e non il mero accesso alla rete.

a.

Stefano Quintarelli

brrrr... autenticare i servizi ? brrr... puzza di induzione di DPI...

a parte cio', perche' non prevedere una norma sull'anonimato protetto che apra lo spazio all'esistenza di servizi di anonimizzazione come quello che descrivo ?

la linea fissa identifica un luogo fisso, non ci piove. Ma dal punto di vista dei diritti civili, ovvero avere la possibilita', se serve, di esprimere opinioni senza poter essere rintracciato se non su ordine di un magistrato, non e' una bella cosa ?

in quel momento (quando devo esprimere quelle opinioni), posso andare su un mezzo di accesso condiviso (wifi, wimax) e goderne delle garanzie.

non pensi che sarebbe bene ?

giorgio

ma c'e' un programma o una possibilita' per chi gestisce l'HOT SPOT di prevenire cioe' di bloccare lo scarico ?.
E' sufficiente fare un regolamento dell'HOT spot dove ci sono le regole da rispettare ? Ti tutela solo questa cosa ?

Stefano Quintarelli

identificare l'utente per potergli attribuire correttamente la responsabilita'.

Stefano Quintarelli

cfr qui http://www.wifigest.it/t-x-jet/

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