Comprando abbastanza di frequente voli Easyjet, è un passo obbligato.
L'ho deciso settimane fa, finalmente stamattina (sabato), nel giro della spesa mattutina, passo all'ufficio postale del paesiello e chiedo informazioni.
L'idea era di aprire un conto corrente, prendere una Visa Electron associata e caricarla dal conto corrente a sua volta alimentato con bonifici dal mio conto corrente principale, in modo tale da non dover tornare all'ufficio postale.
Chiedo informazioni allo sportellista ed è palese che l'idea di dover fare una pratica piu' complessa del consueto bollettino postale, lo disturba. Gli chiedo quanto costa e come sono le condizioni di un conto corrente, lui mi dice che non occorre per avere la postepay, che si può fare senza conto, che associare una postepay al conto si deve fare via internet e quindi e' complicato...; io gli chiedo comunque di farmi sapere le condizioni e lui mi dà da consultare un modulo di condizioni, ma non sono quelle del conto corrente... sono quelle della postepay ricaricabile.
Fa niente, ci rinuncio. Vado al bancomat della mia banca, prelevo e torno per prendere questa benedetta poste pay ricaricabile.
Rifaccio la coda ed arrivato allo sportello, un nuovo operatore mi chiede carta d'identità e codice fiscale. Allungo la carta d'identita' e mi preparo a dettare il codice fiscale.
Lui mi interrompe, ... non si puo', occorre il tesserino (che io non ho), faccio presente che il CF non e' un documento, spiego che loro sui loro sistemi gia' lo hanno, e che, al limite, se proprio lo vogliono, posso autocertificarlo.
Avrei anche potuto raccontare che io sono un emigrato rimpatriato, che le ambasciate
ai residenti all'estero non danno il tesserino e che comunque e' solo un
promemoria, che la legge non lo prevede (sono rientrato da decenni, ormai, ho una certa pratica, avendo comunque avuto N rapporti formali con ogni tipo di uffici ed enti, avendo fatto l'università in italia, avendo comunque alcune carte di credito, conti correnti, mutui, ecc..).
Avrei voluto chiedere di verificare la procedura scritta sul manuale, dicendo
che
sicuramente è una prassi, una consuetudine, ma che non è indispensabile
il tesserino "fisico".
Avrei voluto, ma non ho potuto farlo perche' mentre sto ancora argomentando come sopra, lo sportellista si gira e se ne va, lasciandomi appeso davanti allo sportello. Al che, alzo la voce (e' a una decina di metri da me)... Gli altri due colleghi agli sportelli di fianco intervengono (forse sarebbe più accurato dire "insorgono") in sua difesa.
dopo un po' di schermaglie verbali, gli dico alterto "siete dei burocrati maleducati" e mi rassegno ad andarmene pensando come un'azienda privata dovrebbe approcciare un nuovo cliente che vuole aprire un conto corrente...
Il capoufficio, una signora, esce, mi chiede di non arrabbiarmi, mi fa sedere nel suo ufficio, le spiego, mi chiede il codice fiscale, lo verifica su una banca dati dal suo terminale e lo stampa. Prende la mia carta d'identità, va a fare la fotocopia e porta il tutto ai colleghi allo sportello per l'emissione della carta. (qualcuno che ragiona, penso tra me e me)
I colleghi dello sportello, però, fanno fronte unico contro la capoufficio e si mettono di traverso: senza esibizione della tessera del codice fiscale non emettono la carta.
La capoufficio torna da me imbarazzata e mi dice "mi scusi, non mi metta in difficoltà, ha visto la reazione, io con loro ci devo lavorare tutti i giorni"...
Ringrazio la cortese signora, e me ne vado.
La mia volta precedente nell'ufficio postale del paesiello era per spedire un pacco a Londra; ero andato da DHL con l'intenzione di usare loro, ma l'importo era eccessivo rispetto alla mia necessità. Avevo gia' impacchettato il tutto in una scatola colorata di quelle che usa DHL, che mi sono quindi fatto restituire e sono andato in posta.
Uno sportellista (uno degli stessi tre di oggi) si è rifiutato di spedire il pacco con la motivazione che la scatola, essendo quella in uso alla DHL, non era conforme, chè il regolamento prescriveva scatole anonime.
Alle sue spalle c'era un pacco di una azienda che ha sede qui in paese, che faceva bella mostra di se' con colori e loghi aziendali.
Glielo feci notare, e quello rispose che era diverso, che quella era una scatola aziendale e non della DHL.
Io pensavo tra me: ti arriva uno che vuole comprare un servizio da te, che sta venendo via dalla concorrenza, dovresti mettergli il tappeto rosso!...
Allora ho chiesto di vedere il regolamento e lui si è ovviamente rifiutato. Allora ho chiesto di parlare con il capoufficio ed è stata la mia prima interazione con la signora gentile di cui sopra che ho rivisto oggi.
Preso il regolamento, verificato che non c'era alcun divieto particolare all'uso di scatole con colorazioni e loghi particolari, la capoufficio tornò dallo sportellista e gli fece spedire il pacco "assumendosi la responsabilità dell'accettazione" nei confronti del collega mentre lo sportellista mi disse "se il pacco non arriva, io non mi assumo alcuna responsabilita'" (secondo voi mi ha intimidito ? Qualche giorno dopo il pacco era a Londra...)