Due cose: una sulla strategia relazionale e una sul ruolo editoriale (e' sabato...)
Strategia relazionale:
Aldila' della questione in se, in attesa delle motivazioni, penso che Google abbia fatto male, strategicamente, ad alzare i toni.
Alzando i toni IMHO a contribuito a dividere maggiormente e radicalizzare le opinioni; penso che in molti operatori economici, politici, dei media, questo inasprimento possa avere contribuito a rafforzare una immagine di "imperialismo tecnologico" di Google.
Se ho ragione, da un certo punto di vista e' un atteggiamento culturale simile a quallo che ha caratterizzato Telecom Italia nelle gestioni precedenti; Telecom ha reagito dedicandosi anche a migliorare la propria percezione da parte della comunità at large, non solo dai diretti interessati; ha iniziato tutta una serie di attività di lobbismo culturale che hanno abbassato di molto la sua percezione negativa nel pubblico in generale. Cito due esempi, per chiarire: Tronchetti che apostrofa i competitor "parassiti" e Schimdt che dice "se non vuoi che una cosa si sappia, non dovresti farla"._
Ma non porsi in contrapposizione non e' sufficiente, occorre anche mostrare (non necessariamente dimostrare) al resto dell'ecosistema che si e' un buon vicino, gia' dalle piccole cose. Anche qui posso ricordare Working Capital e altre iniziative di Telecom e, invece, le dichiarazioni di Schmidt a Barcellona. (dove anche non c'era l'idea di "essere comprati da Google", ma essere assunti da Google (non era un forum di imprenditori...))
Penso che sarebbe meglio avere piu' cura del vicinato, ad esempio fare accordi di joint venture e collaborazione con molte realta' piccole con cui le persone si possano identificare, non recintare i prati perche' nessuno ci costruisca.. Se arriva uno che ti dice "mi stai distruggendo il business" non rispondere "nessuno ti obbliga, puoi sempre non giocare con me" ma chiedersi "come facciamo ? come posso aiutarti". lui, l'altro, non ha alternative, bigG e' monopolista.
Invece ho come l'impressione che, legittimamente, il personale di Google non stia facendosi la punta al cervello per massimizzare i ricavi dell'ecosistema, ma solo i propri. Non riesco a percepire (sbaglio ?) un impegno a generare un gioco a somma positiva. Il sogno delle startup non e' fare un buon prodotto o avere dei grandi ricavi, ma vendersi a Google; l'unico modo in cui possono condividere parte del guadagno che per l'appunto non e' teso al guadagno condiviso.
Ad esempio, per gli editori, penso che ci potrebbero essere modi abbastanza semplici per moltiplicare i loro ricavi, aumentando nel contempo i ricavi di Google. Mi pare pero' che cercare di fare giochi a guadagno condiviso non sia negli obiettivi del personale.
Se ho ragione, cosi' facendo, pero', danneggiano la propria immagine, in primo luogo la' dove si deve coagulare il consenso, come spiega Chomsky in "Capire il potere".
Ruolo editoriale
Premetto che le attuali regole circa Youtube non c'entrano nulla con il caso in questione che risale ad anni fa, ma il tema della responsabilita' e del ruolo dell'intermediario e' (erroneamente) stato molto richiamato.
La bozza di recepimento italiano della Direttiva europea sui servizi audiovisivi (volgarmente noto come decreto Romani) prevedeva dei limiti ai video distribuibili su Internet, come evidenziato dall'ex Ministro Gentiloni: tramite autorizzazioni o dichiarazioni, avrebbe potuto essere ostacolata la diffusione sul web di video "che comportano la fornitura o la messa a disposizione di immagini animate, sonore o non, nei quali il contenuto audiovisivo non abbia carattere meramente incidentale" da parte di soggetti che erogano contenuti a fini di lucro.
Non e' lo stesso ambito, questo ha a che vedere con la "facolta'" per l'utente, ma pochi hanno notato che Youtube ha stabilito recentemente una cosa molto simile nei suoi contratti:
La "violazione" che questa clausola vorrebbe prevenire, probabilmente, e' tapezzare il proprio sito di video presi da youtube solo per fare traffico. (per inciso, non ho trovato tale clausola nei contratti italiani che, pero', e' scritto chiaramente che cio' che fa fede e' il testo inglese che pero', dalla pagina delle "condizioni" in italiano, non sono riuscito a raggiungere, pur cambiando la lingua di uso del sito (c'e' una apposita opzione); come dire, non pare siano accessibili le condizioni contrattuali che fanno fede; un piccolo bug che speriamo sistemino in fretta (qualcuno potrebbe provare e confermare ?)).
Ovviamente sono assolutamente d'accordo sull finalita' di questa clausola; la trovo legittima, giusta dal punto di vista di business e corretta. ci mancherebbe!
Tuttavia, questa, come altre, mi pare incompatibile con l'idea di hosting, caching e mere conduit che prevedono esenzione di responsabilita' per l'intermediario.
Con delle clausole di questo genere, che entrano nel merito delle licenze d'uso dei contenuti garantite agli utenti, mi pare che non si possa piu' sostenere di essere solamente una piattaforma tecnologica che abilita una funzione tecnica. Mi pare piu' come se una compagnia telefonica dicesse "puoi fare tutte le telefonate che vuoi, ma non devi condurre affari"
Diverso sarebbe, a mio avviso, se si dicessi "Per prevenire sovraccarichi al sistema e tutelarne il buon funzionamento, l'utente non può visionare piu' di 3 contenuti al di' ". In questo caso, senza motivazione tecnica vengono posti chiari limiti ai diritti d'uso, sulla base delle intenzioni d'uso degli utenti esattamente come le dichiarazioni sui DVD: "è vietato l'uso di questo DVD per il noleggio".
Ovviamente chiunque e' liberissimo di porre questi limiti all'uso dei propri servizi! ci mancherebbe !!!.
Ma se si entra nel merito delle finalita', dell'uso dei contenuti, se mi venisse chiesto, non mi sento che potrei sostenere che sia la stessa cosa di una piattaforma di hosting (come certamente lo e' aruba), ne' tantomeno un mere conduit ne'un caching. Secondo me, il senso della norma si riferisce ad altro: ti do' la piattaforma, non rovinarla, usala.
Spesso si fa una analogia tra rete ed autostrade. Come tutte le analogie, anche questa e' imprecisa. Ma per restare nell'analogia, e' il Ministero dei trasporti che ti dice che il veicolo non puo' essere piu' largo, lungo, alto o pesante di tot; che diversamente devi chiedere una autorizzazione speciale, che non puoi trasportare esplosivi, che non puoi guidare piu' di tot ore di fila un veicolo commerciale, ecc. E' L'autorità pubblica che mette limiti. Non il gestore della infrastruttura. Non ti puo' dire "non puoi circolare con auto gialle" o "non puoi fare viaggi di affari" o "noi possiamo rivendere la tua auto (*)" o "non puoi usare l'autostrada piu' di 7 volte al giorno (**)"
(*) Immaginando che fosse possibile vendere l'auto E lasciarla anche al proprietario..
(**) immaginando che fosse possibile usare l'autosrtrada senza impegnarla, senza alcun consumo di risorse, quindi non per limiti di capacita'.
Se uno, invece, pone limiti di questo genere, penso che la domanda non sia "e' un editore?" bensi' "ha le
esclusioni di responsabilita' previste dalla direttiva per fornitori di hosting ?"
Se chi ti da' l'hosting comincia a sindacare sulle finalita' del tuo uso, sul "contenuto" e non sul "byte", e' cio' di cui la direttiva prevede di esentare la reponsabilita' ?
Penso che uno possa prendere la decisione di business che vuole. ci mancherebbe !!!
Ma se la decisione di business e' A, si prende anche le regole che governano A; se decide B, si prende le regole che governano B. Tertium non datur (Prendere B e voler usare le regole che governano A).
Voi che ne pensate ?
Stefano, non lo so, ma in questi giorni si fa il solito gioco dell'alzare i toni in virtù della fine di tutte le libertà di espressione che si esprimono in Rete.
Personalmente non associo la parola libertà a ciò che è riconducibile a Google. Sbaglio ?
Scritto da: vincenzo vicedomini | 27/02/2010 a 22:31
Penso che sia l'ennesimo caso di modelli di business globali che si scontrano con le diverse legislazioni nazionali. Non sara il primo ne l'ultimo.
Penso anche che BigG è il player che più di altri si troverà in queste situazioni (ovviamente perché è il più grande e opera in decine di diversi 'mercati') e che rischia di pagare sulla propria pelle questa asimmetria se non riprende il motto originale ("don't be evil").
Scritto da: gallodidio | 27/02/2010 a 23:04
A giudicare dalla corrispondenza pubblicata, e se è vero che la prima richiesta di rimozione arrivata ufficialmente a google è delle 16:25 (da parte della polizia postale)
, il fatto che per le 21:00 era tutto rimosso mi fa ritenere che la risposta sia stata tempestiva e che non possa essere motivo ragionevole di condanna.
http://espresso.repubblica.it/multimedia/23309734/1/1
Scritto da: Riccardo | 28/02/2010 a 07:03
non sono in grado di seguire tutti i commenti e gli articoli in giro ma dell'intervento della sen. Baio non se ne ricorda nessuno?
[]
Carissimi,
volevo ringraziarvi per quanto segnalato, grazie a voi ho potuto intervenire presso il Ministero delle Comunicazioni e la polizia postale, la quale nella persona del Dott. Masciopinto ha portato a termine una brillante operazione che ha visto oscurati i video, ieri sera alle 22.30. Ora la polizia provvederà ad informare l'autorità giudiziaria.
A presto
Sen. Emanuela Baio
[]
Scritto da: CiroIp | 28/02/2010 a 08:38
Scusate, ma conta la segnalazione fatta da un'autorità costituita o anche fatta da un semplice utente che si trova davanti al video ? Possibile che nessun utente fruitore del servizio, non certamente la polizia postale, abbia fatto la cosa più semplice che è quella di segnalare il video a google ? Andiamo, è vero che la società dei valori sta andando a rotoli, ma non credo che stiamo messi così male al punto che non ci sia stato almeno un utente ad attirare l'attenzione.
Quindi se ci fossero state segnalazioni di utenti non prese in considerazione da google sarebbe cosa ancora più grave per come funziona e viene regolamentato il servizio. Si paleserebbe l'uso della community di utenti in modo unidirezionale, altro che "don't be evil".(IMHO)
Scritto da: vincenzo vicedomini | 28/02/2010 a 10:37
Premessa maggiore: non sono un avvocato, potrei sbagliarmi..
Da quanto capisco non e' come nel copyright; contano le autorita' o il soggetto (o chi ne ha la potesta).
Se tu scrivi "l'informatico stefano quintarelli" e io ti dico "togli il mio nome da li", tu lo devi fare, anche senza decisione di tribunale. Perche' il mio nome e' mio e tu non lo puoi usare (e non c'e' da dimostrare che il mio nome e' mio, quindi non si deve andare da un giudice).
Cosi' per il nome come per qualsiasi dato personale. In particolare i dati sensibili (religione, poltica, salute) non sono mai trattabili, a meno di autorizzazione scritta prventiva.
Allora, se fai un servizio online, come dici per il copyright (sulla falsariga del DMCA), devi direi ai tuoi utenti che e' sempre proibito ai sensi delle norme caricare dati personali sensibili.
Se anche cosi' hai dati sensibili caricati e non lo sai, puoi attribuire tutta la responsabilita' a chi compie il gesto; nel momento in cui lo vieni a sapere, da qualunque fonte, devi intervenire. (per i dati personali sensibili; per i semplici dati personali te lo deve dire il titolare o l'autorita)
Scritto da: Stefano Quintarelli | 28/02/2010 a 10:50
Domanda: e se passano video che documentano dei reati ?
Un esempio sono quelli dei vandalismi nelle scuole che sono in primis dei reati (in Italia come ovunque nel mondo) e un giudice decidesse che si è fatta apologia di un reato avrebbe torto perchè la piattaforma tecnologica è "sicuramente" neutra ?
Scritto da: vincenzo vicedomini | 28/02/2010 a 11:18
puu' o meno.
ricorda che chiunque venga a conoscenza di un reato (anche per strada) deve denunciarlo all'autorita'.
se sei una piattaforma neutrale, e ti documentano un reato, e tu lo scopir, devi dirlo subito all'autorita' e poi attenerti a cio' che ti dicono loro.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 28/02/2010 a 11:56
no, attenzione: in generale l'obbligo di denuncia è solo per i pubblici ufficiali (o per reati particolarissimi come quelli contro lo Stato). L'obbligo di denuncia di cui all'art.17 dlgs 70/03 ha carattere eccezionale e sembrerebbe avere conseguenze solo civili.
Scritto da: herr doktor | 28/02/2010 a 13:08
Mi sembra ci siano molti problemi e temi che si vengono a sovrapporre.
Cerco di dare un minimo contributo.
Google sembra voler adottare l'approccio (che adotta normalmente con il search engine) di togliere solo se c'e' un ordine dell'autorita' e di considerare quello il momento di conoscenza dell'illecito.
Questo puo' reggere se c'e' un contenuto che sembra legittimo, fino a prova contraria.
Ad esempio il video di un telegiornale che da una notizia su di me.
Finche' non ottengo una rettifica o querelo per diffamazione, Google non ha elementi per toglierlo e, comunque, aspetta di sapere dalle autorita', per tutelarsi.
Se il video contiene invece un evidente reato, scene di minori o, come in questo caso, tutti e due, Google deve aspettare la conferma dalle autorita' o basta la segnalazione dell'utente?
Sarebbe credo bastato la richiesta del genitore del ragazzo leso, di rimuovere una ripresa non autorizzata del minorenne, ai sensi delle leggi sulla privacy.
Se la richiesta c'e' stata (non lo so) questo e' il motivo della sentenza.
Non conta se poi hanno rimosso con ordine del giudice successivamente.
Scritto da: Uairless | 28/02/2010 a 20:40
Mi sa che la privacy viene tirata di qua e di la un po troppo allegramente e senza tenere conto della razionalita'.
Il mio nome può essere citato da un terzo in un suo documento a suo piacimento (se questo serve a descrivere qualcosa che avrei fatto io) e non credo proprio che io (che sono il legittimo proprietario del mio nome) possa intervenire e dirgli adesso tu lo togli perche cosi io voglio.
Non sarebbe possibile più scrivere un solo articolo di giornale se cosi non fosse anzi addirittura non sarebbe neanche possibile chiamare uno per strada senza correre il rischio di una denuncia per violazione della privacy .... per cortesia cerchiamo di non esagerare :-). Altra cosa è, ovviamente, che qualcuno scriva senza la mia autorizzazione il mio numero di cellulare questo si che e' un dato coperto da privacy.
Faccio notare che se citandomi con il mio nome tizio scrive il falso io ho a disposizione la querela che serve per tutelare la mia reputazione (non è il mio nome che devo tutelare) e nel momento in cui ottengo la condanna per diffamazione ho lo strumento per ottenere legalmente TUTTE le cancellazioni/rettifiche che voglio (ovviamente limitatamente al solo fatto oggetto della sentenza di diffamazione).
E veniamo al fatto che qualcuno (che non sia una autorità giudiziaria) mi si palesi come il titolare di dati in mio possesso .... pensate che io mi possa comportare esattamente come nel caso in cui mi si palesi l'autorita' giudiziaria???
evidentemente no e l'enorme differenza non e' che uno mi incute timore e l'altro no, ma molto più prosaicamente e semplicemente perchè:
a) della AG sono in grado di fare un immediato riscontro dell'identità (chiamo l'ufficio giudiziario da cui proviene il provvedimento e chiedo del firmatario)
b) l'esecuzione dell'atto "ordinato" dall'AG solleva automaticamente l'esecutore da ogni responsabilita nei confronti di terzi
mentre nell'altro caso devo procedere con maggiore cautela in quanto:
a) potrei trovarmi di fronte ad uno che mente sulla sua identità
b) le esecuzioni che pongo in essere avvengono con la mia piena responsabilità nei confronti di terzi.
ne discende che devo assolutamente effettuare delle indagini prima di attuare una qualsiasi azione se non voglio correre il rischio di ritorsioni legali da parte di terzi, venendo al video dal momento che ho una segnalazione che NON proviene dall'AG (che implicitamente mi solleva da quello che sto per descrivere) io dovrei verificare che il video non sia una "recitazione" una volta stabilito che esso e' un evento reale e non simulato dovrei verificare che gli individui presenti nel video siano identificabili e dovrei verificare che chi si professa il titolare delle immagini lo sia realmente, tutte attività investigative che l'AG normalmente svolge prima di procedere con la sua richiesta e che nel caso la richiesta non provenisse dall'AG il gestore della piattaforma dovrebbe fare .... pensate realmente che queste investigazioni si possano fare in poche ore?? e/o pensate che esse, quando vengono fatte dall'AG, vengano fatte in poche ore??
se vi date una risposta ai quesiti su indicati vi date anche una risposa a quale sia un tempo congruo tra la segnalazione di un privato e l'effettivo eventuale oscuramento di un video.
la mia personale opinione e' che qualche settimana per fare gli accertamenti di cui sopra sia un tempo assolutamente ragionevole.
Scritto da: Dino Bortolotto | 28/02/2010 a 23:49
i giornali sono editori, hanno responsabilita' editoriale e diritti e protezioni diverse dal non editore (onori ed oneri)
in un documento puoi scrivere quello che vuoi, fintanto che non lo affiggi sul muro.
certo, puoi sempre anche querelare, ma per chiedere la rimozione a un non editore sono sufficienti le norme sulla privacy.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 28/02/2010 a 23:58
che ne dite di questo? http://www.beppegrillo.it/2010/02/travaglio_oscurato_per_copyright/index.html
Scritto da: Vesuviano | 01/03/2010 a 02:01
qui è spiegato un po' meglio com'è (probabilmente) andata la faccenda http://www.byoblu.com/post/2010/02/28/La-verita-sul-caso-Mediaset-Travaglio.aspx
Scritto da: Vesuviano | 01/03/2010 a 02:09
In merito alla responsabilità degli intermediari della comunicazione, vi è una generale esclusione fin quando esso non interviene con una condotta attiva e consapevole nella immissione dei contenuti illeciti, condotta che non deve essere una semplice condotta di gestione tecnica dei medesimi (altrimenti la direttiva sarebbe in contrasto con le norme del pacchetto telecom). Si prevede, inoltre, che in caso di comunicazione dell'autorità giudiziaria e amministrativa l'intermediario debba rimuovere il contenuto segnalato (incidentalmente faccio presente che nel caso Google-Vividown mi risulta che la Polizia Postale abbia richiesto a Google non di rimuovere il contenuto, ma di vagliare l'eventuale rimozione essendo in corso un procedimento penale).
Oppure, altra ipotesi, l'intermediario, se ha avuto conoscenza del carattere illecito o pregiudizievole per un terzo del contenuto dei suoi servizi, non ha provveduto ad informarne l'autorità giudiziaria, ne diventa responsabile civilmente. In tale ultimo caso è previsto un comportamento dell'intermediario a seguito di comunicazione da parte di un terzo privato, mentre la rimozione è prevista solo a seguito di comunicazione dell'autorità giudiziaria od amministrativa. Il motivo è ovvio (lo spiega Bortolotto più sopra).
E' evidente, però, che nel caso di una comunicazione da parte di un terzo, poichè l'intermediario non è nè giudice nè giurista, potrebbe non essere in grado di valutare correttamente l'antigiuridicità del contenuto, per cui, a parte casi palesi, potrebbe trincerarsi (giustamente) dietro la difficoltà di valutazione del contenuto, e non rimuovere (o non comunicare nulla all'autorità giudiziaria). In tal caso, in presenza di una eventuale azione giudiziaria, sarebbe il giudice a valutare la correttezza del comportamento dell'intermediario. In linea di massima, però, l'intermediario non dovrebbe rimuovere o fare alcunchè in presenza di mere comunicazioni da parte di privati, per il semplice motivo che potrebbero essere strumentali. La procedura corretta è che il privato sporga denuncia o agisca in sede giudiziaria e chieda che sia il magistrato (o la polizia) a fare la richiesta di rimozione dei contenuti.
In 24/48 ore è possibile ottenere tale rimozione in via cautelare.
L'alternativa sarebbe concedere ai privati un potere di censura verso gli intermediari da utilizzare a loro piacimento.
Faccio presente che esiste comunque già una cosa del genere, non a favore dei singoli cittadini, ma degli editori, che hanno l'accesso diretto ai video di YouTube e la possibilità di rimuoverli direttamente dalla piattaforma Google, per motivi di copyright. Ovviamente permane la possibilità di reclamo per l'autore dell'upload.
Scritto da: bruno saetta | 02/03/2010 a 10:15