Invito a leggere qui, nei commenti, una bella discussione sulla notizia dell'accordo YT--SIAE, con Enzo Mazza molto partecipativo!
Fatturato delle case discografiche in Italia derivante dallo streaming su YouTube
2007: 0,9 milioni di euro
2008: 1,5 milioni di euro (+65%)
2009: 1,9 milioni di euro (+27%)
1 semestre 2010 : 837 mila euro contro 606 mila del 2009 (+ 38%)
Il video streaming è fenomeno molto diffuso tra i consumatori di musica in Italia : 34 % guardano video musicali su YouTube contro il 29 % della media EU e il 17 % degli USA (Fonte FIMI/Forrester)
L'utilizzo di YouTube è superiore all'uso del p2p (28%)
Questo accordo potrebbe spingere il mercato ad-supported, fino oggi un investitore pubblicitario non poteva mettere il suo brand vicino al videoclip di un artista, magari in target con il suo cliente, ora si.
Stefano riusciresti a commentare questo articolo.... nn sono sicuro di aver capito se è una sciocchezza o no...
Sono abbastanza critico sulla redazione trecnologica di repubblica.it
E poi una protezione 5:7 ha un'affidabilita' pessima!
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/07/28/news/custodi_internet-5908602/
Scritto da: Anto | 30/07/2010 a 12:14
Mi sembrano cifre veramente basse. Spannometricamente parlando penso che se i reali detentori dei diritti contrattassero indipendentemente con youtube si arriverebbe tranquillamente a cifre di almeno 1 ordine di grandezza maggiore (per non parlare di eventuali contratti di singoli artisti). Molto vantaggioso per youtube. La SIAE mi e' sempre sembrato un inutile e controproducente carrozzone (anche dal punto di vista di chi dovrebbe tutelare).
Scritto da: ciro | 30/07/2010 a 15:49
@ciro : penso che ci sia un fattore non trascurabile dovuto al fatto che i detentori dei diritti in realtà abbiano dei seri limiti di sfruttamento "diretto" degli stessi. Limiti dovuti ai contratti che hanno con chi li distribuisce (giustamente) che ha comunque investito in un meccanismo (ai nostri giorni errato ed inefficente) che gli deve garantire un ritorno (oltre a sostenere il carrozzone).
Quando nel post precedente ho chiesto se la fruizione di contenuti on demand fosse assimilabile alla radiodiffusione (cosa messa in essere dalla sentenza che ho citato) non l'ho fatto a caso.
Scritto da: vincenzo | 31/07/2010 a 18:02
Sono cifre basse ma incassate direttamente dalle case per le visualizzazioni di un certo numero di video in Italia e non WW e soprattutto con l'unico modello di business che era utilizzabile fino all'accordo con siae. Ora le cose cambieranno. In ogni caso teniamo conto che il modello streaming ad-supported non é detto che sia sostenibile alla lunga
Scritto da: enzo mazza | 02/08/2010 a 14:51