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30/11/2010

Commenti

Luca Sartoni

Ieri sera ha detto una cosa molto interessante, in risposta ad alcune critiche:

"alcuni sostengono che non vi sia necessità di un art 21-bis che espliciti Internet come diritto fondamentale di espressione del pensiero perchè tale diritto sarebbe già incluso nel testo costituzionale. Se davvero la pensano così dovrebbero dirlo a gran voce, ribadendo tale diritto in modo chiaro e palese. In questo modo sarebbe davvero superfluo ribadirlo mediante un 21-bis. Ma fintanto che la mano del regolatore sarà sempre orientata alla limitazione della rete, non è affatto superfluo ripetere ancora una volta quando la rete serva per l'esercizio del diritto di espressione".

Ho un po' parafrasato, perchè ancora non ho sbobinato l'audio dell'intervento di ieri sera a Palazzo Grazioli.

massimo mantellini

il tuo mi sembra, cosi' ad occhio, un avallo molto defilato ;)

cico

... forse sarebbe meglio proporre di inserire tale principio nella Costituzione Europea, non si sa mai ...

Il diritto al servizio universale di telecomunicazioni e' prima Europeo, poi nazionale ...

roberto dadda

Credo che si stia facendo una pericolosa confusione tra un diritto (comunicare e condividere), per definizione stabile con lo strumento per esercitarlo (la rete) per definizione transitorio.
La costituzione dice che posso andare dove mi pare, ma non dice che ho diritto all'automobile.

bob

cico

@Roberto: non e' che forse Internet sta cambiando il diritto? ... ed anche il modo di esercitarlo?

Massimo Melica

Internet un diritto? ma siamo seri....
Evitiamo proclami e propaganda e cerchiamo di parlare di cose costruttive, un diritto presuppone una regolamentazione quindi non avremmo più una Rete libera.
Le teorie del Prof. Rodotà hanno già fatto dei danni in questo Paese, vedi il fallimento delle norme sulla privacy che risultano essere molto deboli con i forti e fortissime con i deboli.

Fabio Spagnuolo

secondo me basta l'art 3 della costituzione

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Massimo Melica

ho riassunto il mio pensiero sulla mia pagina degli appunti. http://www.massimomelica.net/tecnologie-societa/794/internet-costituzione-italiana-fanatici-della-rete/ che qui riporto:

Ho difficoltà a condividere le ultime affermazioni che circolano in Rete, mi riferisco in particolare alla proposta del costituzionalista Prof. Stefano Rodotà il quale, nell’ultimo IGF Italia 2010, ha proposto la modifica della Costituzione italiana, in particolare aggiungendo un art.21-bis di questo tenore: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”

Per dar forza alla proposta di modifica alla Costituzione la rivista Wired, diretta da Riccardo Luna, promuove una raccolta di firme con l’auspicio affinchè si apra “ una discussione vera sul senso profondo della Rete e che, con i miglioramenti che il dibattito porterà, entrino presto nella Costituzione italiana”

Ma ritorno all’affermazione “letta con solennità” dal Prof. Rodotà, questo è ciò che riporta il sito, con cui si chiede la modifica della Costituzione responsabilizzando “un semplice mezzo di comunicazione quale soluzione per rimuovere ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.

L’affermazione è palesemente infondata, falsa, demagogica e non tiene conto di alcuni fattori normativi e socialmente consequenziali: primo fra tutti il fatto che ad Internet si collega molto meno del 49% della popolazione italiana, quindi un quorum che non attribuisce neanche valenza ad un referendum.

Per chi studia questa materia ricorda che il Capo IV del Decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 – Codice delle comunicazioni elettroniche – in Gazzetta Ufficiale n.214 del 15 settembre 2003 disciplina il – Servizio Universale e diritti degli utenti in materia di Reti e di servizi di comunicazione elettronica – in particolare gli art. 53 e ss è previsto che, sul suolo nazionale, è tutelata ogni richiesta dell’Utente (quindi parliamo di persona) volta a garantire la fornitura del servizio universale ad un prezzo accessibile, nel rispetto dei principi di obiettività, trasparenza, non discriminazione e proporzionalità.

Per servizio universale viene inteso quello di telefonia e connessione dati, quindi in altre parole il diritto all’accesso ad usare una “commodity tecnologica” per gli usi più disparati.

Le conseguenze economiche e sociali della proposta del Prof. Rodotà riguarderebbero la ricaduta sull’economia, oggi costituita dagli operatori telefonici e dai ISP, nel dare ad Internet una valenza costituzionale inoltre “andremmo a creare una disparità tra i mezzi di comunicazione per censurarne altri, evidentemente ritenuti meno meritevoli di tutela.” (G.Pomante)

In parole povere, non giova ad Internet ogni forma di fanatismo, mentre già 900 persone che “ignorano” altre ragioni, hanno aderito alla petizione. Sarà l’effetto del “comportamento del gregge“?

Nel 2007 ho affermato che Internet non è dei Governi, delle multinazionali, delle aziende più ricche, la Rete non è bianca, non è nera, rossa o gialla, non è di pochi eletti, la Rete appartiene – di fatto – a tutti Noi; credo che questo messaggio sia ancora attuale soprattutto nei confronti di coloro che si assumono a pretestuosi rappresentanti.

Giovanni Maria Riccio

Anche a me - per motivi in parte diversi da quelli di Melica - la proposta del prof. Rodotà mi lascia piuttosto scettico. Ho provato a riassumere i miei dubbi qui, se avete voglia e tempo: http://gmriccio.wordpress.com/2010/12/01/art-21-bis/

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