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16/12/2010

Commenti

Paolo Magrassi

Valori apparentemente del tutto inconsistenti con quelli pubblicati la scorsa settimana dall'OECD: http://www.oecd.org/document/54/0,3746,en_2649_33703_38690102_1_1_1_1,00.html

Marco

Ma sono prezzi sostenibili oppure facciamo come nel mobile che diamo un botto di dati salvo poi diminuirli quando i clienti diventano troppi? Perchè nel secondo caso vallo a spiegare agli utenti che i prezzi di prima erano volutamente "sottocosto"...

Stefano Quintarelli

@Paolo: i prezzi OECD sono del 2009, questi apparentemente del 2010. i primi guardano il prezzo mensile, i secondo il prezzo tenendo conto anche delle promozioni in fase di acquisto per una durata contrattuale pari in tutti i paesi

@Marco: sul broadband fisso sono sostenibili con le performance che abbiamo..

gallodidio

Mah. I ragionamenti sulla media per me lasciano il tempo che trovano. Quelli interessanti a mio parere sono quelli di ingresso (prendiamo ad esempio il quartile), che determinano l'accessibilità della banda larga alla maggioranza della popolazione, e quelli di fascia alta (prendiamo l'altro quartile, e gli outliers) che generano margini elevati per gli operatori, e così li fan crescere.

In entrambi i casi, da quel che si capisce, non siam messi così bene, a danno della collettività e dell'industria. Non è che qualche player illuminato vuole fare qualche ragionamento sulla segmentazione dell'offerta?

Flavio1

La metrica fa immaginare che l'offerta Italiana sia fra le più efficienti e che goda di ottima salute.
Il che non fa il paio con la penetrazione broadband, di certo non fra le migliori.

Da qui le considerazioni/ipotesi potrebbero essere molte. A me non dispiace lo scenario dove, per sostenere dei prezzi un-affordable, viene meno la disponibilità di servizi a una frazione della popolazione che una collettività libera e democratica dovrebbe assicurare. E chissà se magari una parte dei ricavi del traffico voce di aree in digital divide servono a finanziare una prezzo vantaggioso per offerta dati?

Paolo Magrassi

Stefano, il Technology Policy Institute è un think thank sponsorizzato da aziende che sono direttamente e materialmente interessate a investimenti federali sulle telecomunicazioni.
L'Ocse è un organismo molto ma molto più indipendente.
Ritengo che i dati vadano letti innanzitutto sotto quest'ottica.

"If tortured long enough, data will confess anything" [Paolo Magrassi]

:-)

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