La Repubblica di oggi:
La procura di Milano mette le mani sul rapporto Deloitte. .. La richiesta della procura è di quelle che pesano, perché arriva dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo che, a metà anno, ha riaperto l´inchiesta sui dossier illeciti della Security di Giuliano Tavaroli, dopo che il giudice per l´udienza preliminare Mariolina Panasiti aveva rispedito le carte agli inquirenti per eventuali e ulteriori indagini. Per la Panasiti, Tavaroli non era una figura «autoreferenziale» o una «scheggia impazzita» che drenava risorse all´azienda, ma una macchina che agiva «sulla scorta di un interesse aziendale, talora un interesse pressoché esclusivo del presidente delle due società, Tronchetti Provera».
...La Consob, invece, ha chiesto alla società di spiegare come è andato il consiglio del 16 dicembre, di dettagliare meglio chi era presente e come si è svolta la discussione. ...L´unica voce discordante era stata quella del consigliere Luigi Zingales, eletto dai fondi, che, oltre ad avere avuto un forte scontro con il collegio sindacale, era apparso in disaccordo con l´interpretazione data dai consiglieri sul parere dei due consulenti legali, lo studio Bonelli Erede & Pappalardo e Paul Hasting. Entrambi riconoscevano uno spazio per avviare l´azione di responsabilità, ma, soprattutto, lo studio Bonelli, metteva in luce le difficoltà e l´opportunità di azione legale per la mancanza di precedenti e la gogna mediatica che avrebbe procurato. Nessun parere escludeva quindi la possibilità di avviare l´azione di responsabilità.
Corriere di oggi, alcuni highlights ed alcune volgarizzazioni:
D. Telecom era ed è un gruppo italo-brasiliano. Il rischio geografico non è troppo concentrato?
R. «Dodici anni fa Telecom era una vera multinazionale. Ma l'estero è stato smantellato per rimborsare i debiti delle scalate. Nel 2008 erano rimaste Tim Brasil e piccole partecipazioni in Francia e Germania afflitte da problemi irresolubili. Abbiamo venduto queste ultime e ci siamo concentrati in Sud America dove abbiamo recuperato il controllo di Telecom Argentina che sembrava perduto. Due anni fa, avremmo dovuto vendere tutto, perché, si diceva, il Sud America era ormai maturo e andava male. Oggi va benissimo, ci dà un terzo dei ricavi e in futuro ce ne darà anche di più. Abbiamo evitato un errore».
smantellare l'estero, come accaduto in precedenza, era un errore.
D. Restatement di che cosa? [bilanci 2005, 2006, 2007]
R. «Intendo dire che abbiamo dovuto correggere bilanci già approvati, togliendo ben 1,2 miliardi dai ricavi. Una situazione grave per una grande società, senza precedenti a mia memoria. Ma Sparkle non era l'unico problema. Nello stesso torno di tempo, 28 procure stavano indagando su 5,8 milioni di carte Sim di Tim fittiziamente intestate tra il 2006 e il 2007 e il giudice dell'udienza preliminare di Milano procedeva ai rinvii a giudizio e ai patteggiamenti per le deviazioni della security ».
Ricavi tolti da bilanci precedenti per 1,2Bn; Sparkle, TIM e security..
D. A quanto ammonta il danno accertato per Telecom?
R. «Per Sparkle abbiamo pagato 500 milioni per le violazioni della normativa fiscale. E' un dato pubblico. Quanto al resto si tratta di valutazioni contenute nel rapporto Deloitte che rimane riservato. Ma non svelo un segreto se spiego che le carte Sim "false" erano circa un settimo di quelle in circolazione e comportavano costi vivi tangibili, remunerazioni non dovute a negozi e manager che avevano incentivi legati al fatturato e al numero delle carte, senza contare truffe e frodi cui prestavano il fianco. A Deloitte era stato affidato il compito di accertare natura e dinamica di queste distorsioni ed eventuali altre aree critiche».
piu' la multa; un settimo del SIM erano "false"
D. E ne sono emerse?
R. «Sì. Ne abbiamo informato l'autorità giudiziaria».
nuove ipotesi di reato ?
D. Quale lezione trae da queste inchieste?
R. «Premesso che non sta a noi emettere sentenze, mi pare chiaro che l'obiettivo dell'aumento artificioso dei ricavi di Sparkle e delle carte Sim da parte di qualche esponente del management, fosse quello di non far emergere i problemi che il gruppo incontrava soprattutto a partire dal biennio 2006-2007. Telecom doveva affrontare una competizione di crescente intensità, in un mercato ormai maturo e con un regolatore sempre più incisivo, avendo smantellato il gruppo dirigente della telefonia mobile, storica gallina dalle uova d'oro, con l'incorporazione di Tim in Telecom. Anziché affrontare la dura realtà e proporre i rimedi conseguenti qualche manager ha preferito percorrere delle scorciatoie».
smantellato il gruppo dirigente della telefonia mobile; preferito scorciatoie illegali; nascondendo i problemi
D. Perché deve? [Distribuire dividendi minori di altre telco]
R. «Intanto, perché ha cominciato a pagare imposte piene. Nel 2005 i dividendi assorbivano 2,3 miliardi di cassa, le imposte 700 milioni. Nel 2009, abbiamo versato 2,3 miliardi al fisco e 1 miliardo agli azionisti».
pagavano poche tasse.
D. Prima la politica fiscale era più brillante
R. «Non scherziamo. Telecom si giovava di una bara fiscale, Blu, e delle perdite fiscalmente deducibili fatte grazie alla fusione con Olivetti. Ma l'altra faccia della medaglia erano gli enormi debiti della Olivetti che venivano così addosso a Telecom. Nel dicembre 2007, sono stato chiamato alla guida di un gruppo che aveva oltre 36 miliardi di debiti finanziari al netto della liquidità. Stiamo avvicinandoci a un taglio del debito di 5 miliardi. Di questo passo la normalità finanziaria non sarà più lontana».
Dividendi per oggi, debiti per domani: le perdite della fusione con Olivetti hanno consentito di pagare poche tasse aumentando i dividendi ma aumentando anche i debiti da ripagare in futuro.
Forse la cosa piu' bizzarra di questo articolo è che è stato pubblicato sul Corriere della Sera.