Un bel po' di anni fa, a meta' anni '80, quando iniziavo l'universita', ho lavorato in una edicola con annessa tabaccheria in un luogo di passaggio vicino a Verona. Il padre di un mio amico che ho rivisto di recente, ora a capo di una azienda IT, passava sempre con il suo mercedes 240D e comprava Corriere, Il Sole e L'Arena.
Le accoppiate piu' frequenti erano Arena e Gazzetta, Corriere e Gazzetta, Arena e Sole. Dopo un po' intuivo cosa avrebbero comprato i clienti già quando li vedevo parcheggiare ed entrare.
Qualche giorno fa sentivo delle osservazioni circa il fatto che i giovani non leggono più.
Per la verità, io non ricordo tanti ragazzi che comprassero quotidiani nemmeno 25 anni fa, quelli che adesso sono 50enni.
E certo i giovani di oggi sono molti meno di quelli di ieri
I giovani non "sanno più leggere", a causa di internet (qualcuno dice); leggono solo brevi testi e passano da uno all'altro senza approfondire.
Però se guardo una persona sfogliare un giornale, non mi pare che si comporti in modo molto diverso: in genere leggono i titoli, talvolta gli occhielli, molto di rado un articolo intero, per cose di specifico interesse
Su internet lo sfoglio non è confinato ad un supporto cartaceo, ma è sostanzialmente illimitato fino a quando c'è un articolo che interessa.
Mi chiedo quanti siano quelli che, sapendo che c'è un articolo di loro interesse su un giornale (ad esempio da una rassegna stampa), poi vadano a comprare il giornale stesso.
Ovvero, il "bundle" giornale che contiene decine di articoli che vengono sfogliati ed un articolo di interesse specifico viene certamente pagato per lo sfoglio ma viene pagato per un solo articolo ? può accadere diffusamente ? non credo con i livelli di prezzo attuali mentre credo che sia ipotizzbile una user experience che separi il momento dell'acquisto dal momento del pagamento (come in app store o per gli SMS) per importi assai più piccoli.
Un amico mi parlava della attendibilità delle fonti, sostenendo la superiore affidabilità di una fonte nota e blasonata rispetto a fonti frammentate e sconosciute. Penso che il lettore medio non si fidi pu' che tanto e tenda e pensare che anche la fonte più blasonata prima che informazione faccia campagne, ovvero guardi gli eenti con una lente che mette in evidenza solo aspetti che rilevanti per un interesse generalmente non evidentemente dichiarato.
Inoltre anche tante testate blasonate prendono spesso abbagli e dimostrano di non controllare le fonti. Sul web le fonti godono anche una propria reputazione ma associata direttamente a chi scrive e non ad un infomediario. Krugman che scrive sul NYT è una fonte blasonata, ma lo è lui in persona, sia che scriva per il NT sia che scriva sul suo blog.
Certamente la scelta degli articoli e dei redattori è esso stesso un contenuto e taluni sono interessati a conoscere il "punto di vista della testata" rispetto ad un certo argomento che tipicamente è legato ai temi dell'agenda pubblica, uno o due per volta. C'è da chiedersi quanto sia numeroso questo target.
Ma il mondo non è tutto fatto di giovani che leggono titoli ed occhielli online ed articoli unbundled. Una grande fetta di popolazione per anni continuerà ad acquisire il bundle cartaceo (aka giornali).
Penso che questa quantità di mercato sia un asset se sfruttato per prepararsi e cambiare ma può essere una liability se si pensa al mondo precedente non comprendendo che l'unbundling delle notizie è irrevocabile, che per i soli titoli ed occhielli la pubblicità è un meccanismo di remunerazione sufficiente (e quindi ci saranno news gratuite la cui fonte non è rilevante), per i contenuti di interesse specifico occorre un livello di pagamento inferiore con una user experience semplificata.
Quelli rossi sono fino a 25 anni, quelli azzurri siamo il totale.
Ciao Stefano,
Io da quando ero bambino ero abituato ad avere in casa almeno due quotidiani e fino a quando vivevo in Italia (sette anni fa) li ho quasi sempre comprati anche dopo essere andato a vivere da solo.
Secondo me il problema, che riscontro anche qui a Londra, e' che grazie ad internet sempre piu' persone, ed in particolare i giovani che usano maggiormanete la rete, si sono accorti che anche i giornali in teoria piu' equilibrati (come sarebbero dovuti essere in Italia Repubblica ed il Corriere) in realta' sono apertamente schierati e questo ha creato disillusione e soprattutto perdita' di credibilita'.
Il Sole 24 ore fa caso a se' per tre ragioni: la prima ha le pagine "norme e tributi" sempre ben fatte dando un prodotto quasi unico nel genere e sicuramente il piu' autorevole, il secondo perche' comprende molti dati economici tutti insieme che ricercati in rete uno a uno farebbero perdere molto tempo, terzo perche', anche se un po' di parte, esso e' destinato a chi fa business e quindi per non fuorviare questo tipo di pubblico deve essere molto piu' obiettivo.
Un altro tipo di giornale che secondo me non perdera' molto sara' quello locale perche' descrive fatti di cronaca che interessano il pubblico della citadina e che difficilmente sono di parte. Es. Scrivere che c'e' stato un incidente stradale con un morto e' un fatto, ne' di destra ne' di sinistra.
Quindi personalmente non penso sia perche' i giovani leggono meno o perche' in rete uno trova gli articoli ma, come hai scritto anche tu, i giornali hanno perso autorevolezza..se devo leggere banalita' alla fine e' meglio compri Topolino o Dylan Dog piuttosto che Repubblica...almeno sorrido :)
PS Un buon prodotto, come ad esempio il Financial Times con articoli autorevoli ed analisi precise, documentate e non scontate continuera' a vendere, sia in rete che attraverso il cartaceo.
Scritto da: Umberto | 25/04/2011 a 01:23
"la morte del bundle" è uno slogan utile a creare quel senso di urgenza che manca in gran parte dei giornalisti. La realtà, come spesso accade, sarà più articolata e gli aggregatori "umani" avranno ancora un ruolo, laddove la selezione dei contenuti è un valore riconosciuto dal lettore, che sara quindi disposto a pagare per il bundle. Penso ad esempio a "Norme e tributi" del Sole (per restarti in tema ;) ) oltre ad esempi più evidenti come l'Economist o l'FT.
Cosa li distingue dalla massa dei contenuti destinati a essere essenzialmente ad-funded? Che il contenuto singolo sia di qualità (verifica delle fonti, insight in argomenti altrimenti complessi, ecc ecc) è condizione necessaria, ma non sufficiente (e, purtroppo, già qua casca l'asino in moltissimi casi). E in ogni caso, come dici tu, la modalità di pagamento ancora irrisolta. La qualità dell'aggregazione invece permette la sopravvivenza del bundle. Da un lato il lettore compra FT, Economist e Norme e Tributi perché vuole sapere cosa c'è dentro (anche se poi magari ne legge solo una parte). Dall'altro chi commissiona, sceglie, edita e pubblica bundle ha bene chiaro chi è il suo lettore ed è costantemente ossessionato dal proporgli collezioni di contenuti che rispondono ai suoi interessi.
In tutto questo che c'entra l'età? Solo che accelera il cambiamento, dato che i più giovani sono più avvezzi a forme di comunicazione digitale e meno legati a quelle tradizionali. (e la relativa vecchiaia della popolazione italiana aiuterà i media italiani tradizionali a resistere un po' più a lungo, o a morire più lentamente.) Su quest'ultimo punto sono interessanti alcune ricerche da cui sembra emergere che i 16-25enni italiani non sono per nulla diversi dai coetanei americani, che implicherebbe che la migrazione in Italia avverrà più lentamente all'inizio, ma poi accelererà per giungere al "punto finale" (qualunque cosa sia) contemporaneamente agli Stati Uniti (chi l'avrebbe mai detto?)
Scritto da: gallodidio | 25/04/2011 a 14:11
Facendo quattro calcoli sulla piramide demografica, si ottiene che l'elettore mediano per la Camera e gli enti locali ha circa 48.2 anni, l'elettore mediano del Senato 50.7 .
Direi che questo aiuta a spiegare molte cose.
Scritto da: Stefano | 25/04/2011 a 15:12
Concordo con l’affermazione che “la qualità dell'aggregazione permette la sopravvivenza del bundle”. La domanda è, tuttavia, se il lettore oggi riconosca ai quotidiani italiani tale qualità dell’aggregazione.
La risposta mi sembra sia negativa. Non solo, ma, oltre alla qualità, andrebbe valutata anche la pertinenza/rilevanza del contenuto per il lettore in un dato momento (in altri termini il fatto che il lettore può avere esigenze informative diverse a seconda del momento in cui legge). E’ in questi contesti che l’unbundling consentito dalla fruizione online del contenuto diventa, secondo me, molto rilevante.
In particolare, mi sembra che l’aspetto più interessante sia rappresentato dall’estremizzazione dell’unbundling, quella che sfocia nel modello del contenitore online “trasversale” ed orizzontale rispetto alle testate, che consente all’utente di costruirsi un prodotto personalizzato, prendendo “il meglio” dalla rete. Si tratta di un modello concettuale al quale tendono ad avvicinarsi, seppure in forma ancora “semplificata” gli aggregatori o siti come Liquida. Un modello che, purtroppo, almeno per il momento, vede gli editori dei giornali nel ruolo di spettatori e non di protagonisti.
Scritto da: Elisabetta Comini | 27/04/2011 a 02:27
Sarà che sto per pulire i vetri e, a mio parere, parliamo di un'area di indiscussa supremazia del quotidiano cartaceo, ma l'analisi su cosa spinge all'acquisto del contenuto mi sembra carente di un ragionamento sul media fisico e sulla fruizione di quello elettronico (dal "trova" al ritaglio che ficchi in una presentazione).
Poi arriva anche l'autorevolezza del contenuto ma, tutto sommato, il giornale lo compri prima di leggerlo e l'autorevolezza è forse solo un dato medio che determina la "sticky" nonostante le immancabili cadute della stessa.
Scritto da: Bubbo Bubboni | 27/04/2011 a 14:17
"se devo leggere banalita' alla fine e' meglio compri Topolino o Dylan Dog piuttosto che Repubblica...almeno sorrido "
Verissimo, infatti ho smesso di spendere i miei euro per Repubblica (che amavo) parecchi anni fa.
In ogni caso penso che da quando che il web (dicamo 95) si legga di piu' , e non di meno, di prima (e di gran lunga).
Scritto da: marco barsotti | 28/04/2011 a 00:28
purtroppo io penso che i giovani siano peggio dei vecchi. come penso che internet sia un pezzo dell'informazione, ma non tutta.
Penso anche che non si può fare informazione senza cultura, sia generale che specialistica.
Con queste premesse credo che i giornali siano insostituibili. Che poi ci sia chi si sorprende che i giornali siano di parte è per me una sorpresa ancora più grande... come lo è leggere che ilsole24 ore è un giornale imparziale perché si rivolge a personale ritenuto onesto (intellettualmente). Forse si vive su marte: l'informazione è uno dei principali strumenti del potere (e confindustria è uno dei più forti) e dire che sostanzialmente sono tutti uguali perché nessuno è imparziale è come dire che i politici sono tutti uguali perché prendono lo stipendio di 12000 euro al mese. Con ciò l'esperienza del fatto quotidiano, seppur parziale, dimostra che i giornali sono di parte, che i giovani li leggono e che internet e la carta stampata possono vivere insieme e "aiutarsi" a videnda.
ciao
samuele
PS: il potere di cui parlo, che tiene in piedi ilsole24ore, il corriere, ecc. ecc. è quello che vuole censurare la rete. ci sono altri giornali - di parte - che invece difendono la libertà della rete come diritto del cittadino.... ma forse sono giornali - di parte - che non avete mai letto-
Scritto da: samuele | 01/05/2011 a 23:25