« Android: dimmi come ti chiami e ti dirò dove sei | Principale | Turning japanese »

24/04/2011

Commenti

Umberto

Ciao Stefano,
Io da quando ero bambino ero abituato ad avere in casa almeno due quotidiani e fino a quando vivevo in Italia (sette anni fa) li ho quasi sempre comprati anche dopo essere andato a vivere da solo.
Secondo me il problema, che riscontro anche qui a Londra, e' che grazie ad internet sempre piu' persone, ed in particolare i giovani che usano maggiormanete la rete, si sono accorti che anche i giornali in teoria piu' equilibrati (come sarebbero dovuti essere in Italia Repubblica ed il Corriere) in realta' sono apertamente schierati e questo ha creato disillusione e soprattutto perdita' di credibilita'.
Il Sole 24 ore fa caso a se' per tre ragioni: la prima ha le pagine "norme e tributi" sempre ben fatte dando un prodotto quasi unico nel genere e sicuramente il piu' autorevole, il secondo perche' comprende molti dati economici tutti insieme che ricercati in rete uno a uno farebbero perdere molto tempo, terzo perche', anche se un po' di parte, esso e' destinato a chi fa business e quindi per non fuorviare questo tipo di pubblico deve essere molto piu' obiettivo.
Un altro tipo di giornale che secondo me non perdera' molto sara' quello locale perche' descrive fatti di cronaca che interessano il pubblico della citadina e che difficilmente sono di parte. Es. Scrivere che c'e' stato un incidente stradale con un morto e' un fatto, ne' di destra ne' di sinistra.
Quindi personalmente non penso sia perche' i giovani leggono meno o perche' in rete uno trova gli articoli ma, come hai scritto anche tu, i giornali hanno perso autorevolezza..se devo leggere banalita' alla fine e' meglio compri Topolino o Dylan Dog piuttosto che Repubblica...almeno sorrido :)
PS Un buon prodotto, come ad esempio il Financial Times con articoli autorevoli ed analisi precise, documentate e non scontate continuera' a vendere, sia in rete che attraverso il cartaceo.

gallodidio

"la morte del bundle" è uno slogan utile a creare quel senso di urgenza che manca in gran parte dei giornalisti. La realtà, come spesso accade, sarà più articolata e gli aggregatori "umani" avranno ancora un ruolo, laddove la selezione dei contenuti è un valore riconosciuto dal lettore, che sara quindi disposto a pagare per il bundle. Penso ad esempio a "Norme e tributi" del Sole (per restarti in tema ;) ) oltre ad esempi più evidenti come l'Economist o l'FT.

Cosa li distingue dalla massa dei contenuti destinati a essere essenzialmente ad-funded? Che il contenuto singolo sia di qualità (verifica delle fonti, insight in argomenti altrimenti complessi, ecc ecc) è condizione necessaria, ma non sufficiente (e, purtroppo, già qua casca l'asino in moltissimi casi). E in ogni caso, come dici tu, la modalità di pagamento ancora irrisolta. La qualità dell'aggregazione invece permette la sopravvivenza del bundle. Da un lato il lettore compra FT, Economist e Norme e Tributi perché vuole sapere cosa c'è dentro (anche se poi magari ne legge solo una parte). Dall'altro chi commissiona, sceglie, edita e pubblica bundle ha bene chiaro chi è il suo lettore ed è costantemente ossessionato dal proporgli collezioni di contenuti che rispondono ai suoi interessi.

In tutto questo che c'entra l'età? Solo che accelera il cambiamento, dato che i più giovani sono più avvezzi a forme di comunicazione digitale e meno legati a quelle tradizionali. (e la relativa vecchiaia della popolazione italiana aiuterà i media italiani tradizionali a resistere un po' più a lungo, o a morire più lentamente.) Su quest'ultimo punto sono interessanti alcune ricerche da cui sembra emergere che i 16-25enni italiani non sono per nulla diversi dai coetanei americani, che implicherebbe che la migrazione in Italia avverrà più lentamente all'inizio, ma poi accelererà per giungere al "punto finale" (qualunque cosa sia) contemporaneamente agli Stati Uniti (chi l'avrebbe mai detto?)

Stefano

Facendo quattro calcoli sulla piramide demografica, si ottiene che l'elettore mediano per la Camera e gli enti locali ha circa 48.2 anni, l'elettore mediano del Senato 50.7 .

Direi che questo aiuta a spiegare molte cose.

Elisabetta Comini

Concordo con l’affermazione che “la qualità dell'aggregazione permette la sopravvivenza del bundle”. La domanda è, tuttavia, se il lettore oggi riconosca ai quotidiani italiani tale qualità dell’aggregazione.
La risposta mi sembra sia negativa. Non solo, ma, oltre alla qualità, andrebbe valutata anche la pertinenza/rilevanza del contenuto per il lettore in un dato momento (in altri termini il fatto che il lettore può avere esigenze informative diverse a seconda del momento in cui legge). E’ in questi contesti che l’unbundling consentito dalla fruizione online del contenuto diventa, secondo me, molto rilevante.

In particolare, mi sembra che l’aspetto più interessante sia rappresentato dall’estremizzazione dell’unbundling, quella che sfocia nel modello del contenitore online “trasversale” ed orizzontale rispetto alle testate, che consente all’utente di costruirsi un prodotto personalizzato, prendendo “il meglio” dalla rete. Si tratta di un modello concettuale al quale tendono ad avvicinarsi, seppure in forma ancora “semplificata” gli aggregatori o siti come Liquida. Un modello che, purtroppo, almeno per il momento, vede gli editori dei giornali nel ruolo di spettatori e non di protagonisti.

Bubbo Bubboni

Sarà che sto per pulire i vetri e, a mio parere, parliamo di un'area di indiscussa supremazia del quotidiano cartaceo, ma l'analisi su cosa spinge all'acquisto del contenuto mi sembra carente di un ragionamento sul media fisico e sulla fruizione di quello elettronico (dal "trova" al ritaglio che ficchi in una presentazione).

Poi arriva anche l'autorevolezza del contenuto ma, tutto sommato, il giornale lo compri prima di leggerlo e l'autorevolezza è forse solo un dato medio che determina la "sticky" nonostante le immancabili cadute della stessa.

marco barsotti

"se devo leggere banalita' alla fine e' meglio compri Topolino o Dylan Dog piuttosto che Repubblica...almeno sorrido "

Verissimo, infatti ho smesso di spendere i miei euro per Repubblica (che amavo) parecchi anni fa.

In ogni caso penso che da quando che il web (dicamo 95) si legga di piu' , e non di meno, di prima (e di gran lunga).

samuele

purtroppo io penso che i giovani siano peggio dei vecchi. come penso che internet sia un pezzo dell'informazione, ma non tutta.
Penso anche che non si può fare informazione senza cultura, sia generale che specialistica.
Con queste premesse credo che i giornali siano insostituibili. Che poi ci sia chi si sorprende che i giornali siano di parte è per me una sorpresa ancora più grande... come lo è leggere che ilsole24 ore è un giornale imparziale perché si rivolge a personale ritenuto onesto (intellettualmente). Forse si vive su marte: l'informazione è uno dei principali strumenti del potere (e confindustria è uno dei più forti) e dire che sostanzialmente sono tutti uguali perché nessuno è imparziale è come dire che i politici sono tutti uguali perché prendono lo stipendio di 12000 euro al mese. Con ciò l'esperienza del fatto quotidiano, seppur parziale, dimostra che i giornali sono di parte, che i giovani li leggono e che internet e la carta stampata possono vivere insieme e "aiutarsi" a videnda.
ciao
samuele
PS: il potere di cui parlo, che tiene in piedi ilsole24ore, il corriere, ecc. ecc. è quello che vuole censurare la rete. ci sono altri giornali - di parte - che invece difendono la libertà della rete come diritto del cittadino.... ma forse sono giornali - di parte - che non avete mai letto-

I commenti per questa nota sono chiusi.