leggo da Mante: Un ebook reader da 10 euro « Eraclito – Telecom Italia Blog.
ma perchè questi ti danno un reader a prezzi stracciati ?
se capisco bene, in pratica ti regalano il reader, basta che compri i libri da loro.
se e' cosi', e' la stessa cosa che sta facendo amazon, estremizzata.
se dicessero "il reader e' gratis" lo prenderebbero anche persone assolutamente non interessate; 10 euro e' una barriera di potenziale sufficiente per selezionare il target di chi puo' essere interessato ai libri e fare una manovra di preemption per vincolarli al proprio store, integrato verticalmente con il dispositivo
a questo punto il problema e' come tenere il piu' basso possibile il costo dell'oggetto e ovviamente bisogna togliere radio wifi, gsm e relativi costi di brevetti e licenze.
poi devi scegliere la piattaforma (con collegamento di rete per poter accedere allo shop), cui collegarlo.
puoi farlo su PC o smartphone.
ma gli smartphone sono e saranno piu' dei pc
non puoi dipendere da Apple. Apple controlla le applicazioni installabili e dato che vai a rompere le uova anche a loro, sicuramente ti segano. o quantomeno non puoi accettare il rischio di fare un investimento il cui successo dipende dal fatto che qualcun altro te lo conceda.
allora lo fai con android, che e' molto piu' aperto. (magari anche con apple, ma almeno il fatto di avere android e' una baseline di sicurezza per il business, quindi prioritario).
ti stanno dando una roba gratis, per renderti dipendente da loro in futuro.
L’azienda tedesca Txtr presenta il primo ebook reader da 10 euro. I costi dei lettori di libri elettornici scendono sempre di più.
un giorno li troveremo nei fustini dei detersivi.. come le chiavette USB ...ma perchè questi ti danno un reader a prezzi stracciati ?
se capisco bene, in pratica ti regalano il reader, basta che compri i libri da loro.
se e' cosi', e' la stessa cosa che sta facendo amazon, estremizzata.
se dicessero "il reader e' gratis" lo prenderebbero anche persone assolutamente non interessate; 10 euro e' una barriera di potenziale sufficiente per selezionare il target di chi puo' essere interessato ai libri e fare una manovra di preemption per vincolarli al proprio store, integrato verticalmente con il dispositivo
a questo punto il problema e' come tenere il piu' basso possibile il costo dell'oggetto e ovviamente bisogna togliere radio wifi, gsm e relativi costi di brevetti e licenze.
poi devi scegliere la piattaforma (con collegamento di rete per poter accedere allo shop), cui collegarlo.
puoi farlo su PC o smartphone.
ma gli smartphone sono e saranno piu' dei pc
non puoi dipendere da Apple. Apple controlla le applicazioni installabili e dato che vai a rompere le uova anche a loro, sicuramente ti segano. o quantomeno non puoi accettare il rischio di fare un investimento il cui successo dipende dal fatto che qualcun altro te lo conceda.
allora lo fai con android, che e' molto piu' aperto. (magari anche con apple, ma almeno il fatto di avere android e' una baseline di sicurezza per il business, quindi prioritario).
ti stanno dando una roba gratis, per renderti dipendente da loro in futuro.
Detto anche "la prima dose è gratis" :)
Non vedo comunque particolari differenze con i Kindle che sono venduti a prezzo di costo (o sottocosto) per farti entrare nel mondo Amazon, o il Nexus7 anche lui venduto a prezzo di costo per farti legare al mondo Android.
Scritto da: Giovanni Bajo | 14/10/2012 a 13:27
Chiunque può sviluppare applicazioni per Nexus7 (android) o integrarsi con Nexus7 (android) o vendere in maniera indipendente applicazioni per Nexus7. Non so se si può dire lo stesso per Kindle e questi oggetti.
Piuttosto mi sembra simile al meccanismo di vendita delle stampanti a getto di inchiostro. Te le vendono a prezzo di costo perchè poi compri le cartucce a prezzi salatissimi.
Legandomi al posto dell'inaugurazione vs manutenzione, pochissima gente guarda al costo di manutenzione, ma tutti guardano a quello di acquisto. Quindi è più facile vendere una stampante da 50€ con cartucce che costeranno altri 50€ che venderne una da 100€ con cartucce che ne costeranno 10.
Idem per l'ebook reader: quanta gente si chiederà quanto costeranno i libri? Certo che se l'interoperabilità fosse imposta allora cambierebbe molto il mercato, a favore del consumatore... troppo facile.
Scritto da: Stefano Bagnara | 14/10/2012 a 16:07
esatto, e' proprio quello che dicevo..
Scritto da: Stefano Quintarelli | 14/10/2012 a 20:28
Se non lo sai, lasciatelo spiegare: su Kindle si può leggere qualunque pdf. Su iPad si può usare iBooks per lo store di Apple, Kindle per lo store di Amazon, Play Books per lo store di Google, e uno delle decine di altri lettori per qualunque libro non coperto da DRM o coperto da Social DRM, comprato su un qualunque store di ebook. Ci sono un sacco di siti indipendenti che vendono ebook con istruzioni su come leggerli sulle varie piattaforme, anche in Italia.
Questa leggenda per cui se compri un Nexus7 puoi fare tutto e con gli altri invece sei peggio di un ergastolano è sempre più divertente. Un mio amico ha comprato un Nexus7 due giorni fa e il primo momento "doh" l'ha avuto quando ha realizzato che l'applicazione Play Books di Google consente *solo* di comprare e leggere libri dallo store di Google; non ci puoi caricare nessun epub e nessun pdf. Menomale che Google "è open", figuriamoci se fosse closed.
Scritto da: Giovanni Bajo | 14/10/2012 a 20:28
Ma se il principio di "apertura" e di interoperabilità (contro cui non ovviamente nulla, anzi...) deve fare da discrimine contro (od a favore) Kindle, iPad od altro... si dovrebbe richiedere che un dato libro venga pubblicato, oltre che da Garzanti, anche da Mondadori, da Feltrinelli e da Einaudi... io preferisco le copertine di Nondadori, tu preferisci la carta di Feltrinelli.... e così via. Kindle e iPad sono (semi) chiusi, basta saperlo.
Scritto da: Signor Smith | 15/10/2012 a 10:27
se dovessi cambiare occhi ogni volta, si.
Scritto da: Stefano Quintarelli | 15/10/2012 a 13:38
Io ho un Biblet della Telecom Italia che accetta tutti i formati di ebook, ha una tastiera Qwerty che trovo comodissima per scrivere noti e commenti nei e sui libri acquistati sia dal sito di Telecom sia portati sull'ereader dato che ha una porta USB attraverso cui aggiungere MP3 e testi non comprati sul sito di Cubolibri. L'accesso Wifi al sito di Cubolibri dal reader è molto scadente dato che è molto lento e anche graficamente povero, ma basta fare l'acquisto da PC o tablet e poi scaricarsi l'ebook dalla pagina deglia cquisti effettuati o passare dalla porta USB. La maggiornaza degi ebook sono ePub e sonos caricabili su non più di 5 diversi device e questo credo valga per qualunque ebook ePub acquistato su IBS, Cubolibri o BOL. E' anche lettore MP3 come dicevo. Pendo di averlo quasi solo io in Italia dato che Telecom lo ha promosso pochissimo ma lo ho acqusitato proprio perchè rispetto a Kindle o a l'Ipad è il più aperto (a parte il limite di download su 5 device degli ePub, ma questo è ovviamente indifferente dal device e rientra in quei limiti di portabilità degli ebook che ha sempre segnalato Stefano quando un testo cartaceo può essere regalato o "portato" ovunque)
Scritto da: Luca | 15/10/2012 a 22:31
TypePad HTML Email
Ma sei un cliente soddisfatto?
Scritto da: Stefano Quintarelli | 15/10/2012 a 23:22
Non avevo bisogno di alcuna spiegazione. Anche in prigione sei libero di respirare aria. Anche dove non c'è aria, sei libero di respirare (non fatelo a casa!).
Sei stato TU a tirare in ballo il kindle e il nexus7 dicendo che ti "legano al mondo android". Un conto è legare ad una piattaforma chiusa ed un altro è legarti ad una aperta. Se poi vuoi sostenere che android è chiuso come gli altri sei libero di farlo.. ma kernel o ROM alternativi e "legali" non ne trovi molti per gli altri sistemi che sono stati menzionati.
Il vincolo si crea quando l'eventuale cambio di fornitore ti porta una spesa alta.
Il tuo esempio sul momento "doh" mi ha fatto chiedere "ci fa o ci è?". Spero per te che tu ci faccia.
Rispondi a queste domande per ciascun sistema che hai menzionato, così mi risparmio di spiegarti perchè non avevo bisogno di spiegazioni:
Spendi soldi in hardware, in applicazioni, in contenuti.
Che vincoli hai sull'hardware che hai comprato? Puoi installarci altri sistemi operativi?
Che vincoli hanno le applicazioni che compri? Possono girare anche su hardware di altri produttori? Uno sviluppatore può sviluppare senza costi di licenze per quella piattaforma? Può distribuire la sua applicazione in maniera autonoma senza pagare intermediari e senza pagare licenze?
Che vincoli hanno i contenuti che hai comprato? Possono girare su software/hardware di altri produttori? Il formato è libero e permette ad uno sviluppatore di creare un player per il suo device preferito senza pagare royalties?
E per finire qui nessuno ha detto che Google è open. Moltissime cose che fa Google sono closed e malvagie. Hai risposto a cose che non sono state dette. Non sono un fanboy, IO.
Scritto da: Stefano Bagnara | 16/10/2012 a 22:57
Invidio la tua capacità di sintesi!
Scritto da: Stefano Bagnara | 16/10/2012 a 23:15
Mi dispiace, ma vorrei evitare la polemica, soprattutto perché siamo "ospiti" di Quinta. Cerco di tornare on topic se me lo permetti.
Io ho detto che Google vende il Nexus 7 sotto costo come strategia per legarti all'ecosistema. Mi sembra di capire che non sei d'accordo. Mi vuoi spiegare come mai? E' vero o non è vero che più un utente "pagante" utilizza un dispositivo di un qualunque ecosistema (Android, Amazon, iOS), più accumulerà acquisti di vario tipo a cui difficilmente vorrà rinunciare cambiando completamente piattaforma?
Secondo te qual è l'obiettivo di Google nel momento in cui immette nel mercato un dispositivo a prezzo di costo? E' o non è favorirne la sua diffusione con l'obiettivo di fare fatturato successivamente? Se sì, sei d'accordo o no sul fatto che questa è la stessa identica strategia di mercato dalla Txtr citata da Quinta, o delle stampanti Epson?
Scritto da: Giovanni Bajo | 16/10/2012 a 23:51
TypePad HTML Email
Due punti, imho importanti
1) non sono sicuro che, su base triennale, nexus sia sottocosto. Ricordo quando per primi hanno dato 1gb di mail. Loro capiscono bene la legge di Moore e la bill of materials è probabilmente più bassa già adesso
2) google non ti blocca, puoi sempre uscire facilmente. Diciamo che ti invischia.
Imho per questo ci assomiglia ma non è lo stesso
Scritto da: Stefano Quintarelli | 17/10/2012 a 08:28
1) Base triennale? Nessun dispositivo Nexus è stato in vendita per più di un anno, non penso che il Nexus 7 faccia differenza. Mi immagino che l'anno prossimo avremo il Nexus 7 Super o qualcosa del genere, e dubito che comunque l'obiettivo sia marginare sulla riduzione dei costi di produzioni nel primo anno partendo da zero, o sotto zero. Ricordiamoci che c'è ancora qualche *bilione* di costi da recuperare per Google nell'economia Android (http://www.asymco.com/2012/05/14/the-android-income-statement/) per cui secondo me è abbastanza chiaro che l'operazione Nexus7 sia in perdita e sia pensata esclusivamente per aumentare la diffusione della piattaforma Android sui tablet.
2) Mi spieghi la differenza tra "ti blocca" e "non ti blocca / ti invischia"? Io compro un libro da Play Store con il DRM; in quale senso della parola "bloccato" si può dire che non lo sono? Se io mi stufo della mia stampante Epson le cui cartucce costano troppo, la butto via e ne compro un'altra di un altro produttore. Nel caso di Android, l'effetto network è enormemente più grosso; è vero che posso comprare un altro hw Android di un altro produttore, ma dal punto di vista di Google questo non cambia nulla, sto rimanendo all'interno della loro piattaforma. Dubito che per esempio un utente Android "premium" si senta veramente "libero" di valutare l'acquisto di un device di un'altra piattaforma, perché difficilmente riuscirebbe a massimizzare gli acquisti fatti nei mesi/anni, per cui il valore di rimanere in Android per lui sarà più alto. Questo per te è "invischiare". Cos'è "bloccare" allora?
Scritto da: Giovanni Bajo | 17/10/2012 a 09:47
Sono d'accordo che il goal sia quello di fare fatturato successivamente. Ma non è questa la discriminante per stabilire se è evil o meno. Non possiamo giudicare una azione solo da uno degli scopi e nemmeno accomunare tutte le azioni che portano allo stesso risultato.
Con lo stesso criterio allora tutti coloro che fanno pubblicità li mettiamo nello stesso gruppo: in fondo la pubblicità è un prodotto venduto sottocosto (gratis) ma che per l'azienda ha un costo, no?
O altro: la mia azienda vende un servizio online con la forma "freemium". Abbiamo un servizio gratuito che ci serve per farci conoscere e promuovere quello a pagamento. Ovviamente quello gratuito è sottocosto per noi.
Se capisco bene tu non riesci a fare distinzione tra queste cose e le classifichi tutte come "aziende che fanno pubblicità".
Scommettiamo che se le cartucce delle stampanti dovessero per forza essere interoperabili non vedremmo più stampanti a 9,90€ ?
Invece pubblicità e servizi freemium continueremmo a vederli.
Inoltre la vendita di un prodotto sottocosto oltre certi volumi può scaturire direttamente in un abuso di posizione dominante: il secondo player del mercato avrebbe le possibilità di fare una manovra equivalente? O lo puoi fare solamente perchè godi di una posizione dominante?
Abusi della tua posizione dominante per aumentare ancora di più la tua quota e legare ancora di più gli utenti a te stesso.
Scritto da: Stefano Bagnara | 17/10/2012 a 10:20
E' molto più economico creare una app concorrente di un'altra sullo Store e venderla che creare una linea di cartucce compatibili e venderle come alternative alle originali, non credi?
Android per il momento non impedisce l'installazione di applicazioni create da chicchessia e scaricate da qualunque parte, gratis o a pagamento.
Ci sono numerose aziende che possono creare device Android a loro piacimento facendo concorrenza al nexus. Quindi il nexus non potrà cercare di vincolarti particolarmente perchè poi la gente può spostarsi di fornitore facilmente, rimanendo su Android.
Non sono molti gli smartphone/tablet per i quali esistono ROM/kernel alternativi gratuiti e LEGALI e perfettamente compatibili con gli originali.
Rispondi tu ad una domanda: cosa potrebbe fare Google per rendere il suo Nexus7 più aperto e vincolare meno l'utente? Se vuoi io poi ti dico cosa potrebbe fare Amazon col Kindle o Apple con l'iPad, se non è già evidente.
Scritto da: Stefano Bagnara | 17/10/2012 a 10:32
Continui a parlare di concorrenza *interna* alla piattaforma Android (concorrenza tra le app, concorrenza di hardware, concorrenza di ROM), ma per valutare la strategia commerciale di Google questo tipo di concorrenza (che è ovviamente apprezzabile, nulla da dire) non è quella interessante. Google ha strutturato la piattaforma Android in modo da cercare di trarre profitto dagli utenti della piattaforma *indipendentemente* dal tipo di concorrenza che citi tu, che infatti viene lasciata libera. Se tu vendi un Samsung e compri un LG, per Google non è cambiato nulla a livello commerciale. Se parliamo della strategia commerciale di Google, è inutile discutere dalla concorrenza interna, ma dobbiamo focalizzarci della concorrenza esterna, quindi *tra* ecosistemi, e dell'eventuale effetto lock-in che ci può essere nel cambiare ecosistema.
Inoltre dici "non è questa la discriminante per stabile se è evil". Può darsi, ma non è quello che sto cercando di scoprire io. Io sto cercando solo di appurare se e quali differenze ci sono tra il modello di business dalla Txtr e quello di Google o di Amazon: vendita di prodotti sotto costo per fare fatturato successivo tenendoti in qualche modo legato alla piattaforma.
Non voglio evitare di rispondere alla tua domanda sul Nexus7 (come renderlo più aperto e meno vincolante), ma penso sia completamente off-topic, quindi se vuoi ci spostiamo via e-mail.
Scritto da: Giovanni Bajo | 17/10/2012 a 11:07
Ma se nessuno mi impedisce di creare un telefono android compatibile con le app android vendute fino ad ora e per il quale Google non percepisce una lira, allora non è più concorrenza interna, ma concorrenza e basta.
Addirittura è possibile creare layer di compatibilità per far girare più o meno bene molte applicazioni android su sistemi operativi non android. Ad esempio mi risulta che PlayBook (OS 2.0) di BlackBerry permette di installare applicazioni nate per android.
La risposta alla domanda sul Nexus 7 invece ritengo sia estremamente in-topic. Sembra per per te qualunque azienda faccia un investimento (spende soldi oggi) per guadagnare di più un domani debba essere classificata in questo gruppo. Ma a questo punto tutte le aziende del mondo fanno parte di questo gruppo e fare questa classificazione non serve più a niente.
Io, in prima istanza, proverei a fare queste classificazioni:
1A) azienda che vende un prodotto sottocosto per ampliare un mercato del quale occupa una fetta.
1B) azienda che vende un prodotto sottocosto per ampliare un mercato del quale ne occupa metà.
1C) azienda che vende un prodotto sottocosto per ampliare un mercato del quale occupa la totalità.
il prodotto che ti vende per essere utilizzato ha bisogno di "benzina" e di "accessori"
2A) il prodotto è vincolato ad utilizzare una benzina e accessori che ti posso vendere solo io
2B) il prodotto può usare benzina o accessori di terzi ma solo se li autorizzo
2C) chiunque può vendere benzine e accessori per il prodotto pagando una royalty.
2D) il prodotto può usare benzina e accessori di terzi anche contro il consenso del produttore. I terzi non pagano nulla al produttore.
(per intenderci la benzina nel caso dei telefoni sono i contratti con gli operatori, che nella maggior parte dei casi sono liberi, ma in alcuni casi i telefoni sono anche vincolati ad un operatore, mentre gli accessori possono essere le applicazioni e anche gli accessori fisici)
il prodotto, direttamente o tramite accessori, permette l'acquisto di contenuti (libri, musica, film...)
3A) puoi comprare contenuti solo dal produttore
3B) puoi comprare contenuti da chi vuoi.
e la loro fruizione:
4A) puoi fruire dei contenuti comprati solo sul prodotto
4B) puoi fruirne solo sul prodotto o su prodotti di terzi per i quali il produttore abbia creato un accessorio apposito.
4C) puoi fruire dei contenuti su altri prodotti con applicazioni sviluppate da terzi che hanno ottenuto il permesso e pagano royalty per creare l'applicazione "reader".
4D) puoi fruirne ovunque in quanto il formato è aperto e puoi anche sviluppare e vendere una applicazione per il tuo device preferito che permette la fruizione di quel contenuto, senza pagare royalty o dover chiedere autorizzazioni per la creazione dell'applicazione.
Io sono fermamente convinto che a seconda delle risposte a queste 4 semplici domande (e ce ne sarebbero poi anche altre) si creino delle condizioni di forza e di legame maggiori o minori con il cliente. Secondo te invece (se capisco bene) il cliente ha gli stessi diritti e la stessa libertà in tutte le casistiche che ho elencato. O piuttosto pensi che tutti gli esempi che abbiamo fatto ricadano nelle stesse risposte alle domande che ho fatto?
Scritto da: Stefano Bagnara | 17/10/2012 a 13:23
Sì alla resa dei conti sono un cliente soddisfatto, dato che volevo SOLO un ereader e basta che accettasse tutti i formati e che non mi complicasse la vita se volevo leggermi un libro non acquistato sullo store "captive". Il Biblet si legge bene e dato che posso acquistare gi stessi ebook da Cubolibri, BookRepublic, IBS o BOL senza avere troppi pensieri sui formati digitali e poi portarmeli dal PC sul Biblet con la microUSB "aggirando" la scarsa usabilità dell'accesso via Wifi del Biblet al sito Cubolibri (Biblet ha un walled garden di siti accessibili tipo Cubolibri, o i siti a pagamento di CorSera, Repubblica e Gazza, am come dicevo il mio obiettivo era avere un ereader ed evitarmi altra carta: il vero problema è che come amante di testi storici sono pochi quelli in formato ebook diversamente dalla letteratura)
Scritto da: Luca | 17/10/2012 a 17:44
La classificazione che tu proponi è interessante, ma è incentrata sull'utente, e quanto egli è libero o meno di accedere a più piattaforme con un solo device, di migrare contenuti di piattaforma, ecc.
Secondo me la classificazione utile a commentare l'articolo di Quinta è:
A) Vendo un prodotto e già dalla vendita sono soddisfatto e ho fatto il grosso dei miei utili (core business). Offro servizi aggiuntivi solo per aumentare il valore dell'ecosistema intorno al mio prodotto (e di conseguenza il valore indiretto del prodotto), ma questi servizi aggiuntivi sono solo ciliegine per me, addirittura magari ci vado a malapena in pari. AKA: Sono un'azienda di prodotti.
B) Vendo un prodotto dal quale realizzo un utile molto basso (rispetto al mio core business). I veri soldi li faccio tramite servizi aggiuntivi e/o pubblicitari che mi aspetto che i miei utenti fruiscano tramite il prodotto che gli ho venduto OPPURE tramite altri prodotti per i quali distribuirò software di accesso ai miei servizi. AKA: Sono un'azienda di "servizi" o comunque un fornitore di un'ecosistema.
Secondo me in A ci stanno Apple, Samsung (e LG, HTC, ecc.). In B ci stanno Google, Amazon, Txtr (e tangenzialmente Epson/Canon/HP con le stampanti).
Esempio Apple: è risaputo che Apple fa soldi vendendo i prodotti, e ha dichiarato più volta che per esempio l'intero iTunes Store va più o meno in pari tra incassi (30%, musica, ecc.) e costi (diretti e indiretti). Non essendo interessata ai servizi ma ai prodotti, Apple non ha vantaggi a rendere i suoi servizi disponibili su piattaforme che non siano le proprie (con esclusione di eventuali (semi-)monopolisti di mercato, vedi per esempio iTunes e iCloud per Windows). Questo va a discapito degli utenti creando un effetto maggiore di lock-in (ma ripeto, non stiamo parlando degli utenti, stiamo parlando delle strategie commerciali).
Esempio Amazon: Amazon ha come core business il suo store online: vendita di libri, film, musica. Amazon realizza il Kindle come un di più, gli va benissimo che ci vada in pari coi costi, tanto l'obiettivo è che col Kindle si possano comprare i contenuti di Amazon (core business). Visto che il core business è il suo store, Amazon realizza software di accesso a libri/film/musica per tutti i sistemi operativi e per tutte le piattaforme mobile (es: software ebook Kindle per iOS, Android, ecc.). Questo è coerente con il fatto che ha come obiettivo la vendita nel suo store e non il fatturato a livello di prodotto.
Esempio Google: Google ha come core business la vendita di pubblicità. Di conseguenza ha bisogno di essere presente decine di volte al giorno nella giornata di ciascuna persona. Nel mondo desktop, è il motore di ricerca più usato (e offre una serie di servizi ottimi gratuiti: youtube, maps, gmail, ecc.) e così facendo si assicura di aver spazio buono per mostrare le proprie pubblicità. Avendo visto il trend, si è buttata nel mondo mobile, dove ha bisogno nuovamente di essere presente ovunque. Il miglior modo è un sistema operativo gratuito, così che tutti lo possano adottare, e dentro il quale possano poi essere visualizzate le proprie pubblicità (tramite google search, ma anche maps, gmail, pubblicità dentro le applicazioni, ecc.). Siccome non è interessata alla vendita di device in sé, esattamente come Amazon realizza poi applicazioni per tutte le piattaforme, e quindi i vari youtube,maps,gmail sono perfettamente fruibili su iOS, Blackberry, ecc. (OK, per ora maps non c'è su iOS6, ma ci sarà a breve). Anche i video noleggiati su Play Store si possono vedere su iOS, per esempio. Paradossalmente, come sappiamo, il fatturato mobile di Google fino al 2012 è stato composto per il 50-80% (la forchetta si riferisce a diversi periodi e diversi dati) da revenue provenienti da piattaforma iOS, e questo penso vada più che bene a Google, ed è perfettamente in linea con la sua strategia.
Quindi: l'obiettivo di Google sarà ovviamente fare in modo che i suoi contenuti (Maps, YouTube, Play Store Video, Play Store Books, ecc.) siano fruibili da più piattaforme possibili, perché gli interessa solo poterli vendere dal suo store mostrando i suoi consigli pubblicitari sul ristorante più buono o il libro più interessante. Google non è interessata a vincolare sull'hardware perché... non vende hardware per fare utili. Tanto è vero che i vincoli che impone ai produttori Android (intendo quelli della OHA) sono tutti di tipo lock-in: obbligatorio Google Maps, obbligatoria triangolazione GPS/UMTS con le API Google (vedi causa Skyhook), obbligatorio GMail, obbligatorio Play Store, ecc. Nel contratto (non pubblico) per entrare nella OHA, di cui stralci sono usciti nei processi, si racchiudono i vincoli che Google decide di imporre per massimizzare il suo profitto (vedi anche il caso Alibaba di recente).
Il gruppo A sono quelli che non venderanno mai prodotti sotto costo, al limite chiudono se non riescono a vendere. Il gruppo B sono quelli che, più agguerrita è la concorrenza da scalare, più abbasseranno i prezzi, fino ad arrivare al sottocosto.
Scritto da: Giovanni Bajo | 17/10/2012 a 19:07
Io leggevo nell'esempio dello "spacciatore" una ricerca di un comportamento maligno.
Sono d'accordo sulla tua classificazione ma non la ritengo particolarmente utile per stabilire quali siano i comportamenti più maligni e quelli invece migliori per l'utente. Ogni azienda può seguire la strategia che vuole, purchè non approfitti della posizione dominante e non prenda in giro gli utenti con tattiche discutibili: ci sono enti che dovrebbero vigilare su questo. Alcune tattiche potrebbero/dovrebbero essere limitate. L'MLM è un esempio. La tattica di Vanna Marchi è un altro.
E comunque non sono sicuro che la classificazione che fai tu sia così "netta" e generica per l'azienda: vedo anche strade intermedie, vedo anche aziende che possono stare un po' da una parte e un po' dall'altra. Una soluzione per evitare le tattiche maligne potrebbe però proprio essere quella di chiedere alle aziende di autoclassificarsi, e se vogliono vivere di pubblicità non si mettano a vendere hardware, mentre se vogliono vivere di hardware non si mettano a vendere servizi. Potrebbe funzionare? Temo di no, e che sia necessario invece (o anche) forzare un certo livello di interoperabilità.
Scritto da: Stefano Bagnara | 19/10/2012 a 09:28
Beh, siamo perfettamente allineati. Anche io ritengo la mia classificazione inutile per stabilire la malignità di un'azienda (come ho anche scritto). In effetti, il mio commento su questo post non ha nulla a che vedere sulla malignità dal punto di vista dell'utente, e ora capisco che la battuta dello spacciatore sia stata poco chiara.
Sono anche d'accordo che la classificazione sia troppo netta; lo è per ovvi obiettivi di sintesi, ed è vero che ci sono aziende che possono essere un po' a metà tra i due. Non penso che Google lo sia, comunque.
Scritto da: Giovanni Bajo | 19/10/2012 a 10:42
Non voglio riaprire il dibattito, sul quale mi pare ci siamo chiariti ampiamente, ma mi è venuto in mente un caso in cui apple usa, secondo me, la stessa strategia degli altri: l'Apple TV.
Secondo me la sta vendendo con un margine bassissimo con due scopi:
- conquistare una fetta di mercato importante
- vendere contenuti itunes
Da quello che leggo Apple TV non ha nemmeno lontamente gli stessi margini che hanno gli altri hardware venduti da Apple.
Scritto da: Stefano Bagnara | 30/10/2012 a 15:56