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25/11/2014

Commenti

Stefano Della Valle

Buongiorno Stefano,

mi occupo di questi temi da anni e ogni volta che vedo questi dati mi vengono automaticamente due considerazioni in mente:
- che bella scoperta! curioso che qualcuno commissioni questi studi che in pratica non fanno altro che confermare l'ovvio. Che l'uso di tecnologie evolute combinata con il livello culturale degli imprenditori produce maggiore competitività, e quindi un migliore rendimento dell'azienda, richiede una conferma ?
- se gli imprenditori migliorano le prestazioni delle loro aziende mediante l'uso di nuove tecnologie, perchè gli investimenti nella banda larga dovrebbero essere pubblici?

La seconda osservazione si basa su un elemento non scontato per molti osservatori: gli investimenti in banda larga necessari per supportare efficacemente un distretto industriale non sono così straordinari come molti vorrebbero far pensare. Ed infatti sono già stati fatti in molte zone dagli operatori, sia con fibra ottica, sia in wireless.

Sembra quindi che la discussione sulla banda larga sia quindi più che altro ideologica: se la banda larga per alcuni produce vantaggi allora lo stato deve investire per garantire uguaglianza di trattamento a chi non è in un area deve gli operatori investono.

Tuttavia come evidenza lo studio, non basta la tecnologia. Occorre anche il livello culturale di chi la usa (è anche questo è ovvio).

Risultato: se lo stato investirà in banda larga per dare un servizio straordinario a imprese "old economy" avremo un'altra spesa che graverà inutilmente sulle nostre tasse.

Sarebbe bello sentire queste considerazioni da chi influenza le scelte governative

Stefano Quintarelli

grazie. anche io qualitativamente lo penso. i dati sono utili a sostanziare posizioni di policy. penso che tu abbia colto il segno, io continuo a ripetere che e' un tema culturale, in larga misura. che non si cambia come un interruttore..

Alessandro Zorer (Trentino Network)

Avendo collaborato con FBK sullo studio posso dire a Della Valle che:
1. FBK-IRVAPP si occupa di impatto delle politiche pubbliche e quindi analizza le iniziative nelle quali c'è dietro un intervento di questa natura
2. Lo studio non lo ha 'commissionato' nessuno, lo hanno fatto i ricercatori come parte del loro 'mestiere' quotidiano, noi gli abbiamo aiutati raccogliendo e fornendo i dati utili
3. E' certamente vero che il risultato generale fosse prevedibile (potremmo dire common sense), ma le caratteristiche peculiari dello studio sono che (i) è scientifico e (ii) basato su dati microeconomici, quindi con una evidenza anche su risultati quantitativi (vedi percentuali di crescita del volume di affari)
4. La caratteristica interessante di quell'intervento è stata che non è stato fatto su un distretto industriale ma su tutto il territorio, e questo ha consentito di fare un'analisi ampia e trasversale
5. L'obiettivo finale dello studio è proprio di influenzare le scelte governative, però, forse, il modo migliore di farlo è di uscire dalle affermazioni generiche e misurare realmente le cose che vengono fatte, cosa che purtoppo in Italia non è proprio la regola.

Stefano Della Valle

Grazie Alessandro per le precisazioni.

Ovviamente ognuno ha il diritto di "esplorare" i vari fenomeni che l'evoluzione produce.

La mia critica, credo si capisse, non è tanto rivolta a chi ha svolto la ricerca, ma piuttosto a chi in genere promuove queste ricerche, dal'esito quasi scontato, al fine di usarle per scopi non sempre chiari.

In tutt'altro settore, ad esempio, non si contano gli studi sociologici relativi all'immigrazione e l'integrazione.

Purtroppo in questi giorni ben vediamo quali sono gli obiettivi, non di chi seriamente studia il problema, ma chi poi lo deve gestire e auspicabilmente risolvere, nel promuovere ricerche che giustifichino un'azione emergenziale.

Famoso sul tema lo studio che conta milioni di profughi pronti a invadere il sud europa per sfuggire a guerra e povertà. Beh, praticamente il Nord Africa si spopolerebbe. Interessante, perchè essendo un territorio ricco di risorse, varrebbe la pena programmare uno scambio.

Quando un problema ha molteplici soluzioni, ma tutte le spinte ideologiche e politiche vanno nella direzione della soluzione che pretende un spesa pubblica, a mio modo di vedere c'è un conflitto di interessi.

Infondo, in tutto il mondo questi problemi sono stati già affrontatoti. In molti paesi anche sufficientemente risolti (penso sia al tema di questo post ma anche al tema dell'immigrazione ed integrazione).

In quasi nessun paese dove la soluzione efficacie è stata trovata, la spesa pubblica è avvenuta a fondo perso o senza un ritorno tangibile in qualità della vita per tutti, che evidentemente significa anche un ritorno economico.

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