« Da Davos: viviamo in un inevitabile stato di sorveglianza. (non sono d'accordo) | Principale | Google compra Liftware, startup che produce posate stabilizzate per malati di Parkinsons »

23/01/2015

Commenti

Andrea

Ho letto il PDF, bravo Quinta!

Stefano Bagnara

L'antitrust non dovrebbe proprio impedire queste operazioni? Altrimenti mi sfugge il suo ruolo.

Stefano Quintarelli

grazie. se ti è piaciuto, diffondilo pure.

Stefano Quintarelli

tocchi il nocciolo della questione.. un'antitrust che richiesde cosi' tanto tempo per inntervenire ex post puo' essere efficace in un settore che cresce cosi' rapidamente ? forse nel 2015 si arrivera' alla definizione del caso UE contro Google riferibile a cose del 2005. (quando Google fatturava nel mondo 6Bn.)
una "sanzione esemplare", per riprendere i miei post, puo' essere tranquillamente computata nel business plan, senza effetti di sorta.
l'antitrust va bene quando ci sono aziende che crescono dell'2%-3% all'anno, non se crescono del 20% all'anno, IMHO.
occorre rifletterci, perché non bisogna avere un approccio punitivo di chi e' stato bravo, ma occorre promuovere la concorrenza in tutti i settori (esistono numerosi esempi, dalle tv ai giornali, alla finanza, alle telco, agli imballaggi..)

Eurolegal.it

Anche a me non sorprende per nulla. Direi che Google ha posto le basi per iniziare altre attività ben più pregnanti...

Passando ad esaminare il saggio breve sulla concorrenza indicato nel post, faccio alcune brevi considerazioni personali a margine. Concordo pienamente con questa affermazione: "Da quando è stata introdotta le regola della esenzione di responsabilità è passato poco più di un decennio e le tecnologie hanno fatto passi da gigante. Forse è ora di rivedere in modo un po' più fine quali siano le condizioni per tale esenzione di responsabilità". Mi pare assai calzante anche questo periodo ipotetico: "Se oggi la mail non esistesse la inventassimo, faremmo un servizio centralizzato per cui chi vuole usarla deve registrarsi sulla piattaforma e solo gli utenti della piattaforma potrebbero scambiarsi messaggi" (è ciò che anch'io intendevo dire nei commenti a questo post http://blog.quintarelli.it/2014/11/circa-lidea-al-parlamento-europeo-di-separazione-della-search-di-google.html ). Concordo meno con quest'altra affermazione: "Per difendere il mercato, e con esso i diritti dei cittadini, bisognerebbe intervenire per ridurre il numero di gatekeeper e non consentirne di nuovi". Mi pare un po' avventata e poco aderente all'esperienza concreta in materia di concorrenza. Apprezzabilissima è invece questa riflessione: "Nella dimensione immateriale il mondo è un punto: tutto ovunque e subito. Nella dimensione materiale, invece, il localismo e il tempo/costo per raggiungere un cittadino/utente/cliente hanno una grande rilevanza". Con questo paragone si colgono (in modo chiaro) i fattori cruciali spazio/tempo che hanno consentito lo svilupparsi della posizione dominante dei nuovi intermediari immateriali. A tale paragone affiancherei subito anche quest'altra riflessione: "I produttori di hardware, da abilitatori, hanno beneficiato di una mancanza di regolamentazione procompetitiva e pro-utente per divenire rapidissimamente intermediari". E' assolutamente vero ed i regolatori hanno gravissime responsabilità per la loro inerzia e cecità. Concordo anche sulla conclusione del discorso: "L'attuale, rilevantissimo, dibattito sulla perdita di gettito fiscale da parte dello stato per effetto della erogazione dall'estero di beni e servizi digitali in italia da parte dei grandi player multinazionali, è solo un epifenomeno di una trasformazione in atto più radicale. Il dito è la perdita di gettito. La luna è la sostituzione di intermediari locali operanti nella dimensione materiale con intermediari multinazionali operanti nella dimensione immateriale, che impongono le loro condizioni. Consentire gatekeeper nella dimensione immateriale produce come esternalità la perdita di governo di larga parte della dimensione materiale, di cui la perdita di fiscalità è solo un aspetto, non il più rilevante. Un punto che ritengo meriti una profonda riflessione.". Sono d'accordo, faccio però rilevare che il gatekeeper è diventato ormai un player essenziale nella dimensione immateriale, per cui è auspicabile (nell'interesse dei clienti/consumatori e dell'intero ecosistema) che, in ossequio ai principi generali in materia di concorrenza e di libero mercato, ne entrino di altri - e di nuovi - in questo nuovo mercato inesplorato e totalizzante (e non che si riduca il loro numero). Il ruolo dei Governi dovrà essere solo quello di controllo del rispetto delle regole "basiche" e, dal punto di vista squisitamente politico, di indirizzo delle scelte economiche degli operatori verso soluzioni che impattino positivamente e responsabilmente sul tessuto sociale, sull'ambiente e sulla capacità produttiva e distributiva delle industrie tradizionali (che operano nella dimensione materiale). Per quanto riguarda le Telco credo che il loro futuro possa riservare delle sorprese. Non sono affatto convinto che "Gli operatori di telecomunicazioni sono i grandi sconfitti in questa profonda trasformazione: sognavano di diventare degli intermediari ma la regolamentazione a tutela del sistema dei pagamenti bancari gli ha precluso di diventare GLI intermediari di pagamento e la regolamentazione in materia di dati personali gli ha precluso di sfruttare la conoscenza degli utenti (rete sociale, geografia) per diventare intermediari di marketing. Per loro la storia non è stata ancora del tutto scritta. IMHO (naturalmente).

I commenti per questa nota sono chiusi.