Police departments around the country have been moving with unusual speed to equip officers with body cameras to film their often edgy encounters with the public. But the adoption of these cameras has created a new conflict over who has the right to view the recordings.
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In Bremerton, Wash., the police chief, Steven Strachan, is wary about making such footage public. After testing body cameras last year, he decided not to buy them for his 71 officers because he feared that the state's public records laws would require him to turn over the film. Requests for footage, he said, would create an unwieldy administrative burden for his small department and could potentially violate privacy. "We hit the pause button," Chief Strachan said. "Our view is we don't want to be part of violating people's privacy for commercial or voyeuristic reasons. Everyone's worst day is now going to be put on YouTube for eternity."
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"The issue challenges the assumption that everything that happens in public should be public," said James McMahan, policy director for the Washington Association of Sheriffs and Police Chiefs. "But I don't know that we want a woman standing there with bruises and scratches and other signs of domestic violence to be posted on YouTube. The instance of her being posted online forever might be a greater crisis than the original incident."
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But Mr. Wagers, the chief operating officer of the Seattle police, said he understood that the proliferation of body cameras had whetted the public's appetite for access to the footage. The department, he said, is testing 12 body cameras but plans to outfit 900 patrol officers in 2016. He said the ultimate goal was to post online every moment of officers' body camera recordings. "What's the purpose of collecting the data?" he asked. "To move to accountability and get to the truth."
via www.nytimes.com
Il tentativo di recuperare fiducia popolare e' sempre ammirabile, ma se tutte le procedure tecniche e legali non vengono adeguate la singola stazione di polizia non ha possibilita' di farlo da se. Possono sperimentare ma comprare le telecamere e' il minimo; il grosso del lavoro viene dopo; e da soli difficile sia che abbiano tempo e denaro per farlo, sia che ne escano bene... non e' il loro lavoro, la loro parte termina li' dove gli si chiede cosa e' piu' comodo e cosa no, durante le operazioni. E tutta la procedura, indipendentemente dal suo sviluppo, comporta come minimo un partner su cui appoggiarsi (che sia una procura o un'altra stazione o un'entita' terza di garanzia).
Ho avuto qualche giorno fa una discussione molto accesa (ie: mi sono alzato, ho pagato la birra lasciata a meta', e me ne sono andato) proprio con un poliziotto anglofono ... sulla visione dei video cruenti delle recenti decapitazioni. Al di la' della mia discussione, in cui lui mi accreditava macabro voyerismo e io gli rispondevo che vedevo la necessita' di conferma pubblica dei racconti della stampa, e quando gli ho accennato che non son riuscito a guardare la decapitazione vera e propria ed ho chiuso il video, ha iniziato a darmi del bugiardo ... questo genere di esperimento e' stato gia' fatto una decina d'anni fa dalla polizia di un piccolo paese inglese di cui non ricordo il nome. E da allora ci penso spesso.
La soluzione tecnica per salvare capre (individui, la loro privacy) e cavoli (il pubblico interesse: verita' dei racconti e fiducia nella polizia) c'e' e non costa molto; ma i colletti bianchi non vogliono farla.
E' piu' facile dare per scontato che lo stato ha sempre ragione, e poi insabbiare, manipolare, escludere una mole crescente di persone dalla vita pubblica ... diventa tutto piu' facile (per loro). In fin dei conti l'ipotesi che il popolino si ribella e li impicca e' molto remota; solo i sindaci (e i poliziotti, i giornalisti e tutti noi altri senza soldi e scorta armata) corrono rischi reali.
Tanto, cosi' come stanno le cose, nessuno si accorge di nulla fino a che non ci si ritrova dentro e a quel punto, e' ancora piu' facile tacitarlo.
Scritto da: mfp | 30/04/2015 a 18:54