Stefano Quintarelli' (alias Quinta)'s weblog.
Service has been detached from Transport; IP has dissolved the tie; Media bits are data bits
Consumer electronics dictates the only rule of the game: The Network wants to be Neutral
Interessante,
un metodo per un'autenticazione biometrica allora potrebbe essere il riconoscimento di una smorfia, un segnale tipo quelli usati nel gioco della briscola.
Il volto è la username, la smorfia è la password (semplice, ma tanto lo username è in qualche modo certificato)
Anch'io ci ho sempre visto quel problema, ne ho anche scritto (unpublished results :D) in polemica con un docente.
Una delle caratteristiche della sicurezza è la mutabilità delle password, subito dopo una opportuna morfologia che le renda inattaccabili a forza bruta tra un cambio ed il successivo.
Quanto allo username, non offre alcuna sicurezza, proprio perché immutabile e spesso noto (ad esempio nel caso delle e-Mail, oppure l'utente root, Administrator, ecc.).
Quindi il grosso della (per non dire tutta la-) sicurezza è affidato alla password (qui tralasciamo volutamente i concetto di OTP, token, ecc. perché la sicurezza deve anche essere usabile per non essere compromessa da chi la adotta).
L'autenticazione biometrica ha forse questo enorme difetto: non è modificabile.
Se viene scoperta (l'impronta digitale, ad esempio, la retina, ecc)la sicurezza è non solo istantaneamente nulla, ma lo è definitivamente d'ora un poi rendendola di fatto inutile.
E, ovviamente, maggiore sarà la sua diffusione e maggiore sarà l'interesse che susciterà in chi vuole romperla.
IMHO i dati biometrici sono piu' assimilabili ad uno username che ad una password.
Lo username e' qualcosa di noto, QUASI immutabile, facilmente intuibile/calcolabile/ottenibile
La password e' segreta, facilmente mutabile e soggetta a policy variabile nel tempo.
Dite voi quale delle due si avvicina di piu' ad un'impronta digitale.
Scritto da: Luigi Rosa | 14/02/2016 a 11:09
Interessante,
un metodo per un'autenticazione biometrica allora potrebbe essere il riconoscimento di una smorfia, un segnale tipo quelli usati nel gioco della briscola.
Il volto è la username, la smorfia è la password (semplice, ma tanto lo username è in qualche modo certificato)
Scritto da: RiccardoC. | 15/02/2016 a 10:43
Anch'io ci ho sempre visto quel problema, ne ho anche scritto (unpublished results :D) in polemica con un docente.
Una delle caratteristiche della sicurezza è la mutabilità delle password, subito dopo una opportuna morfologia che le renda inattaccabili a forza bruta tra un cambio ed il successivo.
Quanto allo username, non offre alcuna sicurezza, proprio perché immutabile e spesso noto (ad esempio nel caso delle e-Mail, oppure l'utente root, Administrator, ecc.).
Quindi il grosso della (per non dire tutta la-) sicurezza è affidato alla password (qui tralasciamo volutamente i concetto di OTP, token, ecc. perché la sicurezza deve anche essere usabile per non essere compromessa da chi la adotta).
L'autenticazione biometrica ha forse questo enorme difetto: non è modificabile.
Se viene scoperta (l'impronta digitale, ad esempio, la retina, ecc)la sicurezza è non solo istantaneamente nulla, ma lo è definitivamente d'ora un poi rendendola di fatto inutile.
E, ovviamente, maggiore sarà la sua diffusione e maggiore sarà l'interesse che susciterà in chi vuole romperla.
Scritto da: mORA | 15/02/2016 a 11:40